Sì, già dalla prima partita dopo il lutto contro l’Inter erano presenti tutti i dirigenti. Mi dispiace non aver portato loro una vittoria, ma in quella gara non è scesa in campo la Fiorentina che conosciamo. Ne ho parlato anche con Nicolàs (Burdisso ndr) che conosco da molto tempo e con cui parlo spesso di calcio.
-Il Direttore Tecnico Burdisso è infatti un altro pezzo di Argentina qui a Firenze. Mette la sua esperienza anche al suo servizio?
Conosco Nicolàs Burisso dai tempi in cui mio cognato Javier Zanetti giocava nell’Inter. Lavoro fianco a fianco con un grande team, dal Direttore Sportivo Mazzoncini a tutto lo staff. Spesso incontro Burdisso al Viola Park e ci tiene a condividermi anche il suo parere tecnico tattico, non si perde una partita allo stadio Curva Fiesole. Per me è un lusso poter lavorare con questi professionisti.
-Lei frequenta il mondo del calcio argentino da diverso tempo, anche solo per il suo legame di parentela con Javier Zanetti. Quanto è difficile crearsi un nome nel calcio che non sia “cognato di”?
Nel 1992, anno in cui si è fidanzato con mia sorella, ho conosciuto Javier. È nata subito un’amicizia e quando sono venuto a vivere in Italia è stato come avere un altro fratello. Mi aiuta o mi pesa? Mi ha aiutato tanto e quando volevo lasciare l’Argentina ho scelto l’Italia proprio per lui. Ma Javier merita il nome e la fama che ha, il riconoscimento che ha da parte di tutti è frutto della sua professionalità. Il nostro legame va al di là di queste considerazioni: siamo una famiglia, il successo di uno è il successo di tutti.
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