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I numeri di Mauro Icardi sono pazzeschi, segna valanghe di gol da anni. Tutto iniziò alla Sampdoria, prima di passare all'Inter, con Delio Rossi che lo fece esplodere in maglia blucerchiata. Ecco le parole del tecnico a La Gazzetta dello Sport:
Con Delio Rossi Mauro diventò Icardi. Questa edizione del numero 9 è davvero così diversa dal passato?
«Sì, Spalletti ha ragione. Icardi ha fatto uno scatto, ha capito che anche i migliori, penso a Kane o a Suarez, non restano solo lì davanti ad aspettare l’occasione, ma evitano di dare riferimenti ai difensori. La verità è che Mauro con il passare del tempo aveva modificato il suo gioco».
Ovvero?
«Con me alla Samp era un giocatore totale, aveva una grande disponibilità. Era elastico, giocava con la sola idea di farti male, faceva 100 scatti a partita in profondità pur sapendo che 98 di questi sarebbero andati a vuoto. Poi si è adattato a quel metro di giudizio che misura gli attaccanti solo in base ai gol. È umano, no? Se riesci a fare il massimo, o comunque quello che viene giudicato tale, solo con il minimo sforzo, poi ti adatti.».
Cosa gli manca ancora per il top?
«Se devo pensare a un ultimo gradino da salire, dico che non è ancora in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti più complicati. Non è ancora il leader che ti trascina, è ancora “solo” un leader tecnico. Il campione si vede nei momenti in cui la squadra è in difficoltà, sotto nel risultato. Io faccio sempre così: quando mi chiedono di giudicare un giocatore, rispondo sempre “datemi un video mentre la sua squadra sta perdendo una partita fuori casa”. Ecco, lì capisco tutto».
E dal punto di vista tecnico, dove può ancora crescere?
«Nell’ultima rifinitura, a volte non fa la scelta migliore, non è pulitissimo. Ma stiamo parlando di ritocchi, sia chiaro».
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