Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Alberto Della Palma, giornalista, ha analizzato così il KO di ieri dell'Inter ai danni del Real Madrid: "È una sconfitta pesante, perché è arrivata negli ultimi minuti, dopo una partita di coraggio e di personalità, nel corso della quale l’Inter ha messo in grande difficoltà il Real e sfiorato ripetutamente il gol. Pensava ormai di aver conquistato almeno un punto, il primo piccolo passo della squadra di Simone Inzaghi nella corsa verso gli ottavi. Ma il guizzo di Rodrygo su assist di Camavinga, negli ultimi istanti, è stato fatale: due baby che aiutano Ancelotti e confezionano un piccolo capolavoro che ha il sapore della beffa, dell’ingiustizia, della maledizione madridista contro l’Inter.
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Della Palma: “L’Inter segna troppo poco per quello che produce: Inzaghi ha un compito”
Le parole del giornalista: "È una sconfitta pesante, perché è arrivata negli ultimi minuti, dopo una partita di coraggio e di personalità"
Conte le perse tutte e due l’anno scorso (0-2 in casa e 3-2 a Madrid), scivolando fuori dal girone dopo aver investito quasi duecento milioni su Hakimi e Lukaku, che poi avrebbero consegnato al tecnico pugliese lo scudetto. Inzaghi, invece, pensava di aver portato via un punto, quello che avrebbe potuto interrompere un incubo. E un punto, lo possiamo garantire a chi non ha visto la partita, sarebbe stato anche poco per quello che l’Inter ha prodotto nella sua prima serata di Champions: molte occasioni da gol, tutte sprecate, e un gioco assai intenso, sviluppato sulle corsie laterali dove c’è stata la consueta staffetta degli esterni, come accadeva ai tempi della Lazio.
Simone ha alternato Darmian e Dumfries a destra, Perisic e Di Marco a sinistra, garantendo alla squadra sempre freschezza e velocità. E proprio dalle corsie laterali sono nate quasi tutte le azioni più pericolose dell’Inter, che adesso deve riflettere su quello che è accaduto a San Siro contro il Real e che in parte avevamo visto anche a Genova con la Samp. Rispetto a quello che produce, la squadra segna troppo poco: non ha cattiveria in area, sembra quasi che si specchi nella sua improvvisa bellezza. È chiaro che uno come Lukaku non è clonabile, lui era spietato quando in area “sentiva” la porta. Dzeko no, è bello, delizioso, capace di fare assist da trequartista e aperture da mediano centrale, però non è più il bomber di Wolfsburg o di Manchester: Courtois è stato bravissimo quando gli ha respinto una conclusione con il piede e un colpo di testa con l’istinto, però il bosniaco avrebbe potuto fare molto di più, garantendo all’Inter i gol di un successo importante.
Lautaro, invece, ha avuto meno occasioni di Edin mentre Correa è entrato in corsa e non ha fatto in tempo a trasformarsi nell’uomo decisivo e spietato come a Verona. Non vorremmo che Inzaghi avesse scelto l’erede di Lukaku puntando più sulla qualità che sulla capacità realizzativa: uno come Zapata, seppure molto più caro come costi, forse sarebbe stato l’ideale per la sua squadra, che è calata nel finale e si è fatta sorprendere dalla qualità dei cambi di Ancelotti. Ma non è questa una sconfitta che può creare tensioni o provocare processi, anzi, siamo convinti del contrario.
L’Inter sta giocando partite di qualità: ieri sera ha ripetutamente messo sotto un colosso come il Real e quando Rodrygo ha segnato, avrebbe dovuto essere avanti di due o tre gol, tanta è stata la differenza tra le due squadre nel gioco offensivo. Inzaghi dovrà lavorare proprio sulla fase finale delle azioni: Dzeko, Lautaro e Correa, che si alterneranno a lungo, dovranno segnare di più. Lukaku è solo un ricordo, inutile vivere di rimpianti, tanto Romelu non tornerà mai indietro. È scappato via troppo in fretta per pensare che fosse diventato un interista di fede".
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