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Delneri: “Juve gioca male? Conta vincere. Inzaghi mi piace, ma il segreto è Marotta”

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Intervistato da il Giornale, l'ex tecnico Gigi Delneri ha parlato della grande sfida di domenica sera tra Juventus e Inter

Intervistato da il Giornale, l'ex tecnico Gigi Delneri ha parlato della grande sfida di domenica sera tra Juventus e Inter:

«L’Inter resta la squadra più forte della Serie A, ma occhio a questa Juve che ha una grande compattezza e il vantaggio di non giocare le coppe». 


Mister, tanti dicono che la Juve giochi troppo male per arrivare prima...

«Luoghi comuni. Vincere entusiasmando è difficile. E poi la vittoria, che sia bella sia brutta, sempre 3 punti vale. Il calcio non è la boxe. Il possesso di palla è importante, ma se è fine a se stesso e sterile non serve a nulla. Un conto farlo con Messi o Iniesta: lì sicuramente dà frutti in maniera veloce, tutto dipende dagli interpreti a disposizione. Alla fine in campo vanno sempre i calciatori. Sono loro che fanno la differenza».

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Le sue parole sono musica per Allegri...

«Max interpreta la fase offensiva così: sa far gol su palla inattiva, ha organizzazione corale, ma pure il colpo estemporaneo di un grande campione. Il calcio deve essere fatto con variazioni all’interno della tua tattica di base: serve meno ortodossia, ma più praticità e duttilità».

«Mi piace. Ha fatto un ottimo lavoro in questi anni, dando una chiara identità alla squadra».

Juve-Inter si gioca anche dietro la scrivania.

«La Juve ha trovato una quadra dopo tante difficoltà societarie. Giuntoli ha riportato equilibrio e stanno facendo giocare con continuità diversi giovani di valore. Il tutto affidato a condottiero credibile come Max Allegri, che ora ha il supporto di un direttore abile e presente».

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Cosa manca alla Juve per essere al livello dell’Inter?

«I nerazzurri hanno 2 giocatori forti per ruolo, la Juve manca di ricambi. Serve un colpo a centrocampo alla De Paul. Rodrigo è un ragazzo molto serio e perfetto per il 3-5-2. Nasce come trequartista, con me faceva anche l’esterno, ma poi si è adattato benissimo come mezzala destra a Udine. Ha imparato a lavorare in fase difensiva in Italia. Senza dimenticare che ha vinto il Mondiale da titolare inamovibile».

Lei ha lavorato con Marotta: quanto conta nell’Inter?

«Beppe è il segreto. Dovunque è andato ha portato la sua mentalità vincente. L’anno scorso l’Inter meritava di vincere la Champions per quanto espresso in finale contro il City. Possono ripetersi anche quest’anno, perché quella sconfitta ha dato consapevolezza e sicurezza ai giocatori di essere forti».

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