Quello che andrà in scena domenica sarà l'ennesimo derby di Milano, che quest'anno compie 110 anni. Una storia iniziata il 18 ottobre 1908, raccontata da La Gazzetta dello Sport.
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Derby di Milano, 110 anni di storia: la prima volta a Chiasso, tra treni, pane e salame
Domenica sera nuova puntata della lunga rivalità tra Inter e Milan
LA PARTENZA DA MILANO - "Tutto cominciò domenica 18 ottobre 1908. Il giorno prima, sabato 17 ottobre, alla stazione di Porta Nuova si ritrovarono, di primo mattino, una trentina di ragazzi vestiti in modo curioso e stravagante: maglie a strisce verticali rossonere e nerazzurre, pantaloncini che arrivavano al ginocchio e scarpe che sembravano più adatti a una scampagnata in montagna che a una partita di foot-ball (allora si scriveva così, con il trattino). «Chissà dove andrà questa allegra combriccola?», si domandarono gli altri viaggiatori in attesa alla stazione. La meta era Chiasso, in Svizzera. E loro, i ragazzi rosso-nerazzurri, erano il Milan e l'Internazionale (nata poco più di sette mesi prima): quel giorno avrebbero partecipato alla Coppa Chiasso cui erano iscritti anche il Chiasso, l'Ausonia, il Lugano e il Bellinzona. E' un torneo serio, e il Milan è orgoglioso dei successi nelle edizioni precedenti (1906 e 1907): se vincerà anche questa volta, il trofeo sarà suo e potrà esporlo nella bacheca della sala della Fiaschetteria Toscana dove si tengono le annuali riunioni sociali".
IL TORNEO - "I ragazzi dell'Inter e del Milan comprano i biglietti per Chiasso, salgono sul treno e dagli zainetti che portano sulle spalle tirano fuori pane, salame e fiaschi di vino. E' la colazione abituale prima delle partite, non esistono ancora i dietologi e i nutrizionisti: avere qualcosa da mettere sotto i denti, in quell'epoca, è un lusso, meglio goderne. Giunti a Chiasso i giocatori vanno verso l'albergo che li ospiterà per un paio di giorni. La mattina della domenica sono in programma le sfide di qualificazione, nel pomeriggio le semifinali e la finale. Il Milan sconfigge il Bellinzona, l'Inter fa fuori l'Ausonia, mentre il Chiasso liquida il Lugano. Ne consegue che Milan, Inter e Chiasso sono in semifinale. E' ormai mezzogiorno passato, le pance brontolano, si va a mangiare alla Grotta della Giovannina. Nel frattempo gli organizzatori del torneo si accordano per procedere a un sorteggio: c'è tempo soltanto per disputare una semifinale (e non due) e poi la finale. L'Inter vince «alla monetina» e, mentre il Milan si spolmona per eliminare i padroni di casa del Chiasso (2-0), i nerazzurri schiacciano un pisolino e così digeriscono il sostanzioso pranzo".
LA PARTITA - "Nel primo pomeriggio, agli ordini dell'arbitro Bollinger di Bellinzona, l'Internazionale e il Milan vanno in campo per giocarsi il trofeo. Il Milan si schiera con Radice, Glaser, Sala, Bianchi, Steltzer, Meschia, Lana, Madler, Forlano, Laich, Colombo. L'Inter risponde con Campelli, Fonte, Zoller, Yenni, Fossati, Stebler, Capra, Peyer, Peterly, Aebi, Schuler. L'uomo-simbolo dei rossoneri è Pierino Lana, vent'anni, centrocampista dotato di ottima tecnica. Lo chiamano «fantaccino» perché è piccolo di statura, ma supplisce alla mancanza di centimetri e di muscoli con la rapidità, la destrezza e la furbizia. I nerazzurri si affidano alla classe di Virgilio Fossati, mediano, capitano e allenatore: una specie di factotum. A dargli una mano c'è Ermanno Aebi, 16 anni, centrocampista, figlio di madre italiana e padre svizzero. L'Internazionale è una squadra piena di stranieri, e così fa onore alla propria denominazione. Ma il Milan è più forte e lo si capisce fin dalle prime battute. Prima Lana e poi Forlano fissano il risultato sul 2-0 al termine del primo tempo (che dura 25 minuti, da regolamento). Nella ripresa (sempre di 25 minuti) l'Inter accorcia le distanze con Payer, ma non riesce a cogliere il pareggio. Finisce 2-1 per il Diavolo. I rossoneri festeggiano e si portano a casa il trofeo. I duemila spettatori battono le mani, entusiasti per il gioco brillante. Gli organizzatori, terminate le premiazioni, fanno di conto: l'incasso è di 400 franchi svizzeri, mica poco. I ragazzi del Milan e dell'Inter corrono in stazione a prendere il treno: devono rientrare in fretta a Milano, domani è lunedì, c'è chi deve andare a lavorare e chi, invece, non può mancare all'appello a scuola. Il calcio è bello, ma non dà ancora da vivere".
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