- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Se guardi Sampdoria e Inter e non puoi fare a meno di pensare a Roberto Mancini e Walter Zenga. Il Mancio cresce juventino (idolo: Bettega), esplode a Bologna, trova il senso della vita a Genova, sponda blucerchiata. Alla Sampdoria ci va per quattro miliardi di vecchie lire (cifra marziana per un ragazzo appena diciottenne), più Galdiolo, Roselli e Logozzo, tutti girati al Bologna. E’ il 1982: nello stesso anno Walter Zenga (di quattro anni più vecchio del collega), svezzato da Sonetti alla Sambenedettese, torna all’Inter, dove è cresciuto, per fare la riserva a Ivano Bordon. Un anno, poi conquista porta e curva (che frequentava da ragazzino). Entrambi sono stati due talenti che sono sbocciati definitivamente ai tempi dell'Under 21 di Vicini, dove, insieme ai vari Vialli, Bergomi, Maldini, Ferrara, Berti, Giannini giocano probabilmente il miglior calcio azzurro degli ultimi trent’anni: il più spettacolare, il più allegro, il più moderno.
Entrambi hanno caratteri opposti: Mancini è sobrio, Zenga è più guascone. Uno regna, l’altro detta legge: sono due cose diverse. Forse, nei loro sogni, avrebbero voluto giocare questa partita sull'altra panchina ma è un desiderio che ben difficilmente in futuro si avvererà
© RIPRODUZIONE RISERVATA