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La sua evoluzione, tecnica e tattica.
—«A volte era un po’ frenetico, voleva tutto e subito, oggi invece dà tranquillità anche nei momenti complicati, oltre ai tempi di gioco. Non ha paura di giocare nel traffico, con l’avversario addosso, non si innervosisce per cose stupide come un tempo».
E fa anche il metodista.
—«Lui è nato davanti alla difesa, oggi torna lì con la maturità del giocatore che ha già giocato 3-400 partite di livello. Ma lì lo vedo bene a due, non da regista puro: come ha giocato con l’Albania. Perdere la posizione con Jorginho accanto è diverso che farlo da play basso e si può permettere di andare al posto di Frattesi, di Jorginho, addirittura di Di Lorenzo quando viene dentro il campo. Lui è cresciuto, il calcio è cambiato e la sua vecchia esuberanza è funzionalissima per come si gioca oggi».
Lo sarà anche giovedì, contro il centrocampo della Spagna?
—«Le racconto un altro Italia-Spagna che Nicolò farà bene a ricordare: Europeo 2019, 3-1 per noi e lui stravinse un duello favoloso con Fabian Ruiz».
Ma riesce a dire a chi paragonerebbe Barella?
—«Con una fisicità diversa, è un misto fra il primo De Bruyne, che era più centrocampista di adesso, e il primo Kroos, che era più incursore».
(Gazzetta dello Sport)
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