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Dalle colonne della Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro commenta il caos scoppiato all'interno del calcio italiano dopo il rinvio della gare a porte chiuse. "Alla fine di una giornata passata dai dirigenti del nostro calcio tra accuse, veleni, stracci volati al telefono, usciamo rafforzati nella nostra convinzione espressa ieri: si sarebbe dovuto giocare tutto il turno di campionato. A porte aperte e a porte chiuse in base alle città e alle regioni interessate da decreti e ordinanze. Mettendo in secondo piano il valore del nostro calcio, che tanto oggi non si misura dal numero di spettatori in tribuna ma da quello molto più grave dei contagiati e dei morti per il coronavirus. Quasi tutto è girato intorno al rinvio di Juve-Inter e alla feroce polemica tra l’a.d. nerazzurro Marotta e il presidente di Lega Dal Pino. Ma anche altri dirigenti di club sono poi entrati in gioco: quasi tutti impegnati solo a guardare i propri interessi".
"Che il campionato con il rinvio di alcune gare al 13 maggio sarebbe stato condizionato era apparso chiaro dall’inizio. Quello che invece è saltato fuori dopo è che l’Inter aveva rifiutato la proposta «ufficiosa» di giocare stasera, lunedì, a porte aperte ma senza i propri tifosi. E per lo stesso motivo ha rifiutato l’ipotesi di posticipare le semifinali di ritorno di Coppa Italia al 13 maggio per giocare, sempre a porte aperte e senza i propri tifosi, giovedì Juve-Inter. La Lega presenterà in assemblea mercoledì un paio di altre proposte come richiesto in consiglio. Quella più accreditata è il recupero nel prossimo week end delle gare rinviate e lo slittamento di una giornata. Juve-Inter sarebbe prevista lunedì 9 perché il decreto che impedisce la presenza dei tifosi dalla Lombardia finisce l’8, salvo proroghe. L'Inter per ora tace e aspetta le proposte ufficiali. I nerazzurri giocano il giovedì successivo in Europa League ma avrebbero comunque le 72 ore minime previste di riposo. Mercoledì sarà anche il primo giorno del giudizio per Dal Pino da parte dei club che solo l’8 gennaio lo hanno eletto presidente: alcuni vorrebbero già che si dimettesse... Una cosa è certa: sbagliata la prima scelta (non giocare) ora vanno prese bene le decisioni per il presente e per il futuro".
(Gazzetta dello Sport)
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