LEGGI ANCHE
Ma fino al 68’ il risultato era invece di 0-0, con gli inglesi che avevano fatto la partita, ma avevano sbattuto quasi sempre sul sapiente muro tattico di Inzaghi che aveva chiuso spazi e intasato tutte le linee di passaggio avversarie. Una difesa organizzata che non era stata vecchio catenaccio. Non c’erano stati salvataggi epici, parate clamorose, pali e traverse a salvare i nerazzurri. Ma c’erano state attenzione, concentrazione, tanti raddoppi e prove di ripartenza. Certo l’Inter aveva creato poco, a parte un tiro di Lautaro su clamoroso svarione difensivo altrui, ma il meraviglioso City di Pep non si era visto. Né le sue famose giocate a mille all'ora, i movimenti senza palla, le imbucate, gli esterni altissimi, il giro palla.
E’ stato bravo Inzaghi, lo è stata la sua difesa con l’ottimo Acerbi, Di Marco, Bastoni... Ha retto correndo e ripartendo il centrocampo. Ha faticato un po’ di più l'attacco e c’era da aspettarselo. Ed è un peccato che Lukaku abbia fallito una occasione incredibile che potrebbe fargli chiudere con un’amarezza in più questa sua seconda avventura nerazzurra. L’Inter deve essere orgogliosa di quanto ha fatto. Di più era difficile attendersi. Il City non è stato quello abituale, ma buona parte del merito è stato dei nerazzurri. Hanno giocato a testa alta, non hanno tremato, hanno perso solo di misura. I tifosi dell’Inter a Istanbul e a Milano possono essere fieri della prova. Non può essere dimenticato che davanti c’era una squadra formidabile. Inzaghi se l’è giocata a scacchi con Pep, mostrando le sue abilità nel preparare le partite secche. Esce da questa competizione sicuramente più esperto e più sicuro. Il bicchiere, anche considerando gli scivoloni in campionato, con due trofei e questa finale è mezzo pieno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA