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Getty Images
Nel 2012 l'Italia cadeva in finale per mano della Spagna con un netto 4-0. A distanza di 9 anni gli azzurri hanno l'occasione di riscattarsi. In quella nazionale allenata da Cesare Prandelli c'era anche Totò Di Natale. "In finale non ci fu storia. Altro che stanchi: erano più forti, erano una squadra bella da vedere: durante la finale in panchina con Nocerino ci facevamo le facce, li ammiravamo", ricorda l'ex attaccante a Repubblica. "Poi certo, si era fatto male Chiellini, perdemmo Thiago Motta e finimmo in dieci. Ma non ci fu storia".
Però la vostra fu una gran bella squadra. Avevate un segreto?
«Un rito: prima di ogni partita, mettevamo le valigie fuori dalla porta, come a dire "si torna a casa". Lo facemmo dopo la prima, vincemmo e lo facemmo sempre».
Un bel gruppo di matti, con Cassano, Balotelli…
«Un gruppo di fratelli, con un grandissimo Prandelli. C’erano squadre più attrezzate, ma noi eravamo una squadra vera».
Non discutevate mai?
«Si scherzava tanto. Una volta facemmo una riunione in mezzo al campo: io, Buffon, Cassano, anche altri. Antonio disse "E ora che si fa?". Io gli risposi: "Dai, ti do una cassetta coi miei gol così passi tutto il pomeriggio". Si rideva tanto. Non avessimo incontrato la Spagna, l’avremmo vinto noi l’Europeo».
Ancora la Spagna, oggi. Li abbiamo ripresi?
«Sono squadre molto simili, ma se giochiamo come sappiamo non c’è storia. Loro sono passati ai rigori, ma l’Italia sta meglio e gioca un calcio di qualità, velocissimo».
Ci starebbe bene lei in questa squadra.
«Mi sarebbe piaciuto giocarci, sarei stato perfetto per questo gioco. Ma ho avuto comunque grandi allenatori: Spalletti, Pasquale Marino, Guidolin, Lippi, Prandelli. E poi la Nazionale è sempre unica. Ricordo la prima convocazione di Trapattoni: avevo fatto 3 gol alla Reggina, mi chiamò lui e non chiusi occhio tutta la notte. La maglia azzurra è la cosa che sogni tutta la vita».
(Repubblica)
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