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Di Canio: “Lukaku? Non si può piangere per il suo addio, altrimenti chiudiamo tutto”
Intervenuto ai microfoni de Il Mattino, Paolo Di Canio, ex calciatore, ha parlato così di Luciano Spalletti, oggi sulla panchina del Napoli, e non solo: "«Luciano è una persona che a me affascina da anni. Andai da lui a Certaldo per una iniziativa di beneficenza, perché aveva organizzato una raccolta di fondi per comprare un'ambulanza. Pensate, anni dopo Luciano mi incontra in un ristorante di Milano, ci salutiamo e poi ognuno si siede al proprio tavolo. Chiedo il conto ma il proprietario mi dice che la cena è offerta da Spalletti. Vado per ringraziarlo e lui dice che doveva sdebitarsi per la mia presenza a Certaldo di una decina di anni prima...».
A Napoli ha iniziato forte. Un po' se lo aspettava?
«Sì perché è intelligente, mi piace come parla, ha il profilo basso anche se prima o poi tornerà come sempre incazzoso perché la sua natura è quella. Ma sia la gestione di Insigne che anche quella di Manolas, che pure sembrava dovesse andar via, è da leader. Poi non fa sviolinate, fiuta la città. D'altronde, lui è uno che per anni non ha potuto replicare al fango che gli è arrivato addosso da tutte le parti, ha subito quella fiction di Totti in silenzio. Ma io mi chiedo: come ha fatto a stare zitto quando raccontano la verità solo di una parte in causa? Ora è sereno, mi colpisce, mi piace. Anche il racconto dello screzio con Allegri: era divertente, c'era ironia. Quel ma come, è la prima volta che ho vinto contro di te mi ha fatto morire dal ridere».
Per lo scudetto?
«Certo che c'è il Napoli, ci deve stare per forza. Mi ha colpito come ha vinto con il Genoa quella partita sporca. Poi ci sono le altre, c'è il Milan di Pioli. E c'è l'entusiasmo che alla Roma ha portato Mourinho: l'altra sera per aver battuto il Sassuolo ho sentito i clacson per le strade».
Ronaldo è una grossa perdita per la serie A?
«Un colpo all'immagine, vero. E per la Juventus un colpo ai gol, perché con lui partivi sempre dall'1-0. Però certo non si può piangere anche per l'addio di Lukaku, sennò davvero dobbiamo chiudere baracca e burattini. Consoliamoci con gli allenatori, godiamoceli, perché un motivo o un altro saranno loro ad avere i riflettori puntati addosso, visto che in campo non è che abbiamo così tanto talento da ammirare».
Un preferito Di Canio ce l'ha?
«Sarri ha il compito più complicato perché dove arriva vuole fare cambiamenti radicali, però le voglie di rivincita di Allegri, Spalletti e Mourinho sono esaltanti. Mou mi colpisce, nel microcosmo romano comincia a sentirsi re. Viene da tre esoneri e pure un mostro sacro come lui qualche domanda stava cominciando a farsela».
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