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Dino Baggio: “I fratelli Thuram contro? Marcus impressionante, lo adorano. Khephren…”

Daniele Vitiello Redattore/inviato 
Le parole dell'ex centrocampista che a Parma ha trascorso anni importanti con il papà dei due ragazzi presto avversari con Inter e Juventus

Li ha visti crescere, uno addirittura nascere. Dino Baggio ha seguito negli anni gli sviluppi di Marcus e Khephren Thuram, figli del suo ex compagno di squadra al Parma Lilian. Sarà suggestivo anche per lui vederli contro nelle sfide tra Inter e Juventus il prossimo anno. Lo ha raccontato alla Gazzetta dello Sport:

Li conosce, Marcus e Khephren?

«Marcus l’ho visto tirare i primi calci al pallone. E’ nato quando io e Lilian giocavamo nel Parma. Lo portava spesso al campo d’allenamento e poi al Tardini a vedere le partite. E dopo le partite si stava insieme con le famiglie e ci si divertiva».

E Khephren?

«Lui è nato dopo che io avevo già lasciato Parma. Ci siamo trovati, però, a qualche raduno di vecchi compagni. E poi ho sempre seguito la carriera di questi due ragazzi: devo dire che Marcus, al primo anno in Italia, mi ha davvero impressionato. A parte le qualità tecniche e atletiche, ha dimostrato di avere una notevole personalità: si è ambientato subito all’Inter e il pubblico lo adora».

C’è chi sostiene, in Francia, che Khephren sia addirittura più forte di Marcus.

«Hanno ruoli differenti. Marcus un attaccante, Khephren un centrocampista. Tocca bene il pallone, ha visione di gioco e, secondo me, ha pure lo spirito del leader. È logico che deve crescere, perché è molto giovane, e penso che in Thiago Motta possa trovare un ottimo maestro. I ragazzi che oggi sbarcano nel grande calcio hanno bisogno soprattutto di insegnanti, uomini che si mettano a loro disposizione per farli maturare. Secondo me, Khephren ha notevoli margini di miglioramento».


Oltre a Thiago Motta e Simone Inzaghi, i due ragazzi hanno un esempio in casa: papà Lilian.

«Lui è stato un campione pazzesco. Mi ricordo quando è arrivato al Parma, nell’estate del 1996. Serio, disciplinato, intelligente. Ancelotti, che ci allenava, gli spiegava una cosa e lui l’aveva già capita e già eseguita. Era un passo più avanti degli altri. E poi, stando con noi, alla sua aria da saggio con gli occhialini, ha unito la simpatia e la voglia di scherzare. Lilian è un francese molto italiano. Direi italianissimo. D’altronde ha trascorso gran parte della carriera al fianco di uno come Fabio Cannavaro, che gli insegnava pure il dialetto napoletano... Se i suoi figli sono arrivati a giocare ad alti livelli, credo che gran parte del merito sia di Lilian che ha fatto capire loro che cosa significa stare in questo ambiente, come ci si comporta, che cosa si deve fare e, soprattutto, che cosa non si deve fare».

Come immagina la prima sfida tra Inter e Juve: Marcus contro Khephren.

«Non vorrei essere nei panni di Lilian. Credo che, da buon papà, starà dalla parte di chi ha più bisogno di sostegno. Oppure non si schiererà affatto e magari non andrà nemmeno allo stadio: Lilian è più strano di quello che s’immagina...».