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Diritti tv, la Lega lavora all’accordo con Dazn per 5 anni. Amazon rimane alla finestra

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In Lega si cerca di estendere l’accordo dai tre ai 5 anni con l’inserimento di nuovi partner

Andrea Della Sala

In Lega Calcio si cerca di estendere l’accordo dai tre ai 5 anni con l’inserimento di nuovi partner nell'offerta. Dazn tratta, ma sullo sfondo ci sono altri operatori interessati

Nel 2024 scadrà il contratto attuale per la trasmissione delle partite del campionato. E il mercato preannuncia una flessione brutale, di quasi un terzo del valore, rispetto agli oltre 900 milioni del 2021. Perché oggi la Serie A può vendere i propri diritti solo per 3 anni, come prevede la Legge Melandri: un margine troppo stretto per ammortizzare l’investimento. Anche per la stessa Dazn. Se si potessero vendere i diritti non per 3, ma per 5 anni (come avviene in Spagna), le cose cambierebbero. Dazn potrebbe garantire cifre più alte. In più così si potrebbe aprire il mercato a nuovi partner: Amazon qualche segnale di interesse lo ha mostrato, e non è l’unico operatore.

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Il problema è che serve un intervento normativo per modificare una legge dello Stato. E qui entra in scena Claudio Lotito. Sì, perché il presidente della Lazio è appena stato eletto in Senato con Forza Italia e ha ricevuto rassicurazioni sulla possibilità di presiedere una commissione parlamentare. Da cui diventare il primo sostenitore di una riforma della Melandri. Anche perché più soldi dalle tv darebbero tempo per valutare con calma il piano B del calcio: l’ingresso dei Fondi di investimento nella Lega Serie A.

Venerdì è in calendario un’assemblea dei club e già l’argomento Fondi aleggia. Sul tavolo i presidenti hanno ricevuto varie manifestazioni di interesse, sicuramente quella del fondo Starlight Capitals e quella del “consorzio” di fondi Carlyle, Apax e Threehills. Venerdì si parlerà di strutturare la Lega in una Media company. Ma l’ipotesi di lavoro che potrebbe emergere in corsa è un’altra: creare, insieme alla MediaCo, anche una società di distribuzione. E offrirne una fetta a un Fondo d’investimento: anche il 70%. Così, i club resterebbero titolari esclusivi dei diritti del campionato. Poi, certo, resterebbe il tema della governance, che i club non vogliono cedere (e nessuno investe senza comandare). Ma è presto: la guerra dei Fondi è appena iniziata.

(Repubblica)

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