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Ha mai pensato che fosse passato il suo tempo?
—«Mai: non mi arrendo mai, anche se non gioco. L’allenatore vede sempre che ci sono anch’io».
Secondo salto indietro, più indietro. Altra svolta: 11 novembre 2018, c’è l’Inter, si è infortunato Palomino, lei arriva da otto panchine di fila e gioca centrale. Annulla Icardi e finisce 4-1.
—«E faccio gol, il primo in Serie A: pensando a domani, un bel ricordo e una bella spinta, soprattutto per chi c’era. Una delle più belle partite giocate con Gasperini: un’occasione da gol al minuto».
Che Inter ha visto contro la Fiorentina?
—«Giocatori di qualità, esperienza. E sanno portare a casa anche partite non giocate benissimo».
E’ la squadra più in forma del campionato?
—«Adesso che il Napoli ha già vinto lo scudetto, direi di sì».
Affrontarla a 72 ore dalla loro finale sarà un vantaggio?
—«No: quando giocavamo in Europa, dunque ogni tre giorni, per me era molto meglio. Vinci o perdi, devi dimenticare, ripartire subito. Come farà l’Inter».
La Champions: un rimpianto o ancora una speranza?
—«Finché ci sarà una chance, una speranza. Dopo, magari sarà un rimpianto. E nel caso ci rimprovereremo la continuità mancata: le possibilità le abbiamo avute».
Intanto sapete già che l’anno prossimo un’Europa comunque ci sarà: ora le prossime due partite avranno un sapore diverso?
—«Un sapore che ci spingerà a dare il massimo: abbiamo la Conference, ma può esserci l’Europa League, se non la Champions. E se vinciamo in casa dell’Inter, quella famosa speranza sarà un pochino più concreta».
(Gazzetta dello Sport)
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