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Angelo Domenghini, ala destra degli anni ’60-’70 è stato intervistato da VocidiSport.it. L’ex campione di Inter, Cagliari e Roma ha commentato l’andamento delle sue ex squadre ricordando i suoi tempi d’oro.
Angelo Domenghini, parlando del momento delle italiane in Europa. Quanto pesa all’Italia perdere un’altra squadra in Champions?
“È stata una grave perdita per la Roma ma anche per tutto il calcio italiano. Secondo me la squadra di Garcia aveva tutte le possibilità di passare il turno ma queste sono questioni anche di fortuna, a volte le cose girano male e questo è stato il caso della Roma. Una squadra prende il palo e la palla va fuori e l’altra colpisce il palo ma poi la palla entra in porta e fa un grande gol, questa è stata la differenza della partita tra Manchester City e Roma. I giallorossi hanno giocato alla pari degli inglesi e la partita è stata abbastanza equilibrata e Totti e compagni hanno giocato con un piglio superiore rispetto al Manchester, anche se è da riconoscere che quest’ultimi sono di livello superiore, anche se erano assenti cinque fuoriclasse ce n’erano altri cinque che, secondo me, erano ancora più forti dei titolari, a rincalzarli”.
Ai fini della lotta scudetto, l’uscita della Champions della Roma come va interpretata?
“Io sono dell’idea che la Juventus ha qualcosa in più rispetto alla Roma, poi certamente i giallorossi faranno di tutto per mettere in difficoltà la squadra di Allegri ma sicuramente la Vecchia Signora è la favorita, a mio parere”.
Abbiamo cinque squadre in Europa League e una in Champions League, è da vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
“A questo punto bisogna vedere quello mezzo pieno. Penso non sia mai successo che in Italia ci siano state cinque squadre nell’ex Coppa UEFA. In questa maniera penso che ci sia la possibilità di portare a casa, almeno, la seconda competizione europea. Io non posso prevedere chi sarà tra i cinque club, ma vedo favoriti il Napoli e la Roma con la Fiorentina a ridosso”.
Domenghini, oltre che alla Roma, ha giocato anche all’Hellas Verona e all’Inter. Le due società, nel momento di crisi, si sono trovate a un bivio sulla scelta di confermare o meno l’allenatore della passata stagione e hanno optato in maniera diversa. Secondo lei hanno effettuato la scelta giusta?
“Una volta effettuata la scelta, tutti dicono che è stata eseguita la migliore, ma io sono dell’idea che cambiare il tecnico è sempre una cosa non positiva anche per questioni di bilancio, dato che si ha sul groppone uno stipendio in più. Io penso che quei soldi si possano risparmiare per la sessione invernale del calciomercato per rinforzare la squadra. Secondo me, inoltre, bisogna avere il rispetto del lavoro che due ottimi allenatori come Mandorlini e Mazzarri, avevano svolto la stagione precedente”.
Mancini, però, ha già vinto con l’Inter: potrebbe portare quell’entusiasmo e quell’esperienza che potrebbe far sbloccare il biscione?
“Mancini non può fare miracoli, dato che questa non è la solita Inter che siamo abituati a vedere, ma è una squadra di provincia, il campionato sta parlando chiaro. Le due genovesi, dal punto di vista dell’organico, sono messe meglio dell’Inter. Io penso che i nerazzurri non riusciranno neanche a raggiungere l’obiettivo minimo di qualificarsi in Europa League”.
Tra i tanti trofei che ha vinto, quale ricorda con maggior piacere?
“Io penso che i trofei si ricordano tutti allo stesso modo. Il primo lo vinsi nel 1963 con l’Atalanta e fu la Coppa Italia. È stata una grande vittoria penso che i bergamaschi non avrebbero mai pensato di competere in un trofeo del genere e di vincerlo in finale contro il Torino. Forse miei ricordi primeggia, leggermente, l’Europeo vinto con la Nazionale, è stato qualcosa di fantastico. Ricordo con grande piacere anche lo scudetto conquistato con il Cagliari che mi aveva dato un esaltazione in più rispetto agli altri, dato che lo scudetto con i sardi lo vinci una volta nella vita”.
Nel panorama calcistico attuale, vede qualche giocatore che le assomiglia?
“No, ognuno ha le proprie caratteristiche. Non è giusto dire che ci sia un calciatore che possa assomigliare a me, dato che tutti hanno le proprie qualità e i propri difetti non esistono giocatori simili tra di loro”.
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