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L'ex tecnico del Parma Roberto Donadoni è reduce da una stagione da incubo con i ducali: «Parma è una città a cui sono molto legato, lì è nata anche mia figlia. Ma non parliamo di eroi. Ho solo fatto ciò che mi sentivo e la situazione era molto complicata. Io sono rimasto fino alla fine, per me era un dovere e non sono scappato. C'è poi chi lo ha fatto in maniera elegante e chi ha fatto i cavoli suoi». Adesso è stato chiamato dal Bologna: «Siamo in una fase conoscitiva, le condizioni di lavoro sono buone. I risultati dipendono anche dalla fortuna. È chiaro che quando ti chiamano in corsa, spesso vuol dire che ci sono da risolvere determinati problemi. Ma la squadra sta mostrando di aver ritrovato stimoli, s'è creato un senso di competitività, non potrà che aiutare.
Destro? Non mi sembra uno che si deprima facilmente. Ha solo bisogno di un po' di fiducia. Il gol lo accenderà, in certi casi ci vuole anche un po' di culo. Se mi manca il salto a una grande? Ho smesso di farmi queste domande. Se gioco a tennis e perdo, posso fare un'analisi su di me. Così, non so come spiegarmelo, alla luce dei risultati soprattutto. Io poco personaggio? Non lo so, può darsi. Berlusconi? È lui che dovrebbe rispondere, ma mi piacerebbe sapere se il motivo è davvero quello»
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