Da giorni ormai Beretta ha scelto di collaborare coi pm, anche per ricostruire, pare, l'omicidio dello storico capo ultrà Vittorio Boiocchi del 2022, che finora non ha un colpevole. Quel magazzino, come ricostruito negli atti, era stato affittato in nero da una persona "a Cristian e Andrea", stando ad una testimonianza, "circa 5-6 anni fa". Le armi e tutto il resto sono stati trovati dagli investigatori in "alcuni armadietti". Le bombe a mano, "a frammentazione antiuomo" di "produzione jugoslava", erano dentro "una scatola aperta", come spiega l'ANSA.
Ferrario, interrogato dal gip, ha riferito che lui di quelle armi non sapeva nulla e che lui faceva "un po' il tuttofare di Andrea". E ha aggiunto: "Beretta è sempre stato una persona protratta a vantare di avere degli arsenali di armi. Si è sempre vantato. Secondo me era una proiezione futura". Ferrario viveva in un appartamento, vicino al magazzino, di una "società riconducibile" a Beretta, la "We ara Milano". Il giudice ricorda come Ferrario, stando agli atti dell'inchiesta "doppia curva" che ha portato agli arresti di fine settembre, si fosse messo a disposizione anche come presunto prestanome per Beretta e Bellocco. Non solo, dunque, come "custode" di "micidiali armi da guerra". Per il giudice ora, con le indagini, vanno accertati "i canali di approvvigionamento dell'arsenale" e pure "l'eventuale utilizzo, affatto da escludere, di talune delle armi in episodi delittuosi". Come nell'omicidio di Boiocchi, anche se allo stato non risulta che una delle armi recuperate a Cambiago sarebbe quella che ha sparato.
(Fonte: ANSA)
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