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Doppia Curva: armi ritrovate a Cambiago. Il gip: “Sono di ultrà interista arrestato e di Beretta”

Eva A. Provenzano Caporedattore 
Pubblicato il dispositivo con il quale, nell'ambito dell'inchiesta Doppia Curva, si descrive l'arsenale di armi ritrovato in un magazzino e che pare appartenere ai due ultrà nerazzurri

Nei giorni scorsi in un magazzino di Cambiago è stato trovato un deposito di armi nell'ambito dell'inchiesta Doppia Curva, quella che ha portato agli arresti nelle curve di Inter e Milan. Tra le armi ritrovate "un fucile AK 47", una "mitragliatrice Uzi" e "tre bombe a mano". Uno scenario "che lascia intravedere una proiezione criminosa" degli ultras "ancora più preoccupante" di quella venuta a galla nelle scorse settimane nell'ambito dell'inchiesta che contesta l'associazione per delinquere anche aggravata dal metodo mafioso.

È una notizia che arriva dal dispositivo del gip di Milano, Domenico Santoro, con il quale - su richiesta dei pm Storari e Ombra - ha richiesto il carcere per il presunto custode delle armi, l'ultrà dell'Inter, Cristian Ferrario. Le armi sono riconducibili per il giudice a Ferrario e al capo ultrà della curva Nord Andrea Beretta, in carcere dal 5 settembre per l'omicidio dello 'ndranghetista Antonio Bellocco e che da giorni ormai sta collaborando con i pubblici ministeri titolari dell'inchiesta.

Nel dispositivo il gip si chiede: "Quale la destinazione di armi da guerra, di bombe a mano dall'elevatissima capacità offensiva, di giubbotti antiproiettile, di materiale utile per veri e propri agguati?". 

Ritrovamenti

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Nell'ordinanza del giudice vengono elencati, uno ad uno, i 54 'pezzi' trovati nel magazzino, tra cui anche "segni distintivi e contrassegni della Polizia" contraffatti, un "fucile semiautomatico", puntatori laser per fucili, "munizioni". Gli inquirenti sono arrivati a quel box "nell'ambito di attività info-investigativa", viene scritto, e parti del provvedimento, come l'interrogatorio dell'arrestato, sono state omesse.


Da giorni ormai Beretta ha scelto di collaborare coi pm, anche per ricostruire, pare, l'omicidio dello storico capo ultrà Vittorio Boiocchi del 2022, che finora non ha un colpevole. Quel magazzino, come ricostruito negli atti, era stato affittato in nero da una persona "a Cristian e Andrea", stando ad una testimonianza, "circa 5-6 anni fa". Le armi e tutto il resto sono stati trovati dagli investigatori in "alcuni armadietti". Le bombe a mano, "a frammentazione antiuomo" di "produzione jugoslava", erano dentro "una scatola aperta", come spiega l'ANSA.

Ferrario, interrogato dal gip, ha riferito che lui di quelle armi non sapeva nulla e che lui faceva "un po' il tuttofare di Andrea". E ha aggiunto: "Beretta è sempre stato una persona protratta a vantare di avere degli arsenali di armi. Si è sempre vantato. Secondo me era una proiezione futura". Ferrario viveva in un appartamento, vicino al magazzino, di una "società riconducibile" a Beretta, la "We ara Milano". Il giudice ricorda come Ferrario, stando agli atti dell'inchiesta "doppia curva" che ha portato agli arresti di fine settembre, si fosse messo a disposizione anche come presunto prestanome per Beretta e Bellocco. Non solo, dunque, come "custode" di "micidiali armi da guerra". Per il giudice ora, con le indagini, vanno accertati "i canali di approvvigionamento dell'arsenale" e pure "l'eventuale utilizzo, affatto da escludere, di talune delle armi in episodi delittuosi". Come nell'omicidio di Boiocchi, anche se allo stato non risulta che una delle armi recuperate a Cambiago sarebbe quella che ha sparato.

(Fonte: ANSA)