Sarà una serata particolare quella di José Mourinho. Lo Special One sarà di fronte al suo grande amore, l'Inter. Non potrà essere in panchina, ma dalla tribuna sentirà tutto l'affetto del popolo nerazzurro.
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Dotto: “Mourinho, i nerazzurri continuano a venerarlo. Nessuno paragonabile a lui”
"L’attimo fuggente Arriverà oggi il momento, all’inizio o forse alla fine dei cento minuti, in cui l’uomo di Setubal avrà la pelle d’oca e cercherà nella bolgia di San Siro una spugna qualunque da gettare in quel ring dannato per quanto lo sovrasta. Inter e Roma. Il suo passato che non ha mai smesso di passare contro il suo presente che se ne frega del suo passato. Non ne vuole sapere niente. Come certe amanti che per amare davvero hanno bisogno di credersi uniche e definitive. Che il loro amato non abbia una storia al di fuori di loro. Inter-Roma. È già successo altre volte da quando l’uomo di Setubal s’è trasferito anima, armi e bagagli dove non si canta «Pazza Inter amala» ma «Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora». Ma questa volta è diverso. C’era sempre stata una panchina a proteggerlo. A fargli da esoscheletro. Dalla quale giocare la sua parte di sciamano dentro e sopra la mischia", racconta Giancarlo Dotto su La Gazzetta dello Sport.
"Oggi in tribuna a San Siro il re sarà nudo. Mou, uno dei sessantamila. E, per quanto si sforzerà di serrare la sua maschera da duro, fegato, cuore, testa e polmoni faranno a cazzotti tra di loro. E tutto sarà caos. Nel cranio speciale del nostro, nel frattempo imbiancato, le cose si affolleranno come in un alveare e non sarà facile. Alla fine, vorrà vincere perché questa è la sua natura, sapendo che in ogni caso la sconfitta non farà troppo male. Per la gran parte dei tifosi interisti, a cominciare da Massimo Moratti, Mou resta Dio e il vitello d’oro allo stesso tempo. Continuano a venerarlo proprio tutti, anche l’avvocato Prisco, l’alpino, dal suo altrove, senza averlo mai conosciuto. Trapattoni, Conte e compagnia bella? Nulla di paragonabile. Il mago Helenio, l’unico accostabile, zingaresco, apolide, più celebrato che amato", aggiunge sul quotidiano.
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