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Due pm dicono la loro su Calciopoli: «Quanta omertà . Ma 5 pronunciamenti…»

La sentenza della Cassazione ha chiuso di fatto Calciopoli, ma la Juventus insiste: l’obiettivo del presidente Andrea Agnelli è di riportare a casa i due scudetti che la giustizia sportiva ha tolto al club bianconero. Filippo Beatrice, uno...

Lorenzo Roca

La sentenza della Cassazione ha chiuso di fatto Calciopoli, ma la Juventus insiste: l’obiettivo del presidente Andrea Agnelli è di riportare a casa i due scudetti che la giustizia sportiva ha tolto al club bianconero. Filippo Beatrice, uno dei pm che ha lavorato al caso ha detto: «La cosa più importante è che non ci sono state quelle assoluzioni individuate dalle difese. Le prescrizioni si potevano prevedere. Alcuni processi in Italia, basati sulle parole e sulle intercettazioni, sono molto complicati. Chiariamo: non c’è stato nessun orientamento tifoso o ideologico. I processi nascono in un certo modo, ci stavamo occupando di camorra e di scommesse, tramite alcuni giocatori abbiamo sentito parlare di arbitri e da quel momento è cominciata l’inchiesta. I contatti più evidenti e ripetuti degli arbitri erano con dirigenti della Juventus. Cercammo nelle pieghe della montagna di intercettazioni di lavorare anche su altre posizioni. Se avessimo avuto dichiarazioni dall’interno, avremmo potuto ottenere altro. Ma calò nell’ambiente un velo di omertà».

Anche Stefano Capuano, altro pm si dice soddisfatto: «In attesa delle motivazioni, emerge comunque dalla Cassazione la conferma dell’impianto accusatorio. Sull’associazione ne hanno parlato primo e secondo grado, accertandone l’esistenza. Dello stesso avviso è stato il procuratore generale presso la Cassazione. Ci sono state intercettazioni, uso di schede telefoniche straniere, anche testimonianze anche se il mondo del calcio è stato molto spesso reticente su questo. Naturalmente aspettiamo le motivazioni, ma l’impianto accusatorio ha più che retto. Lo hanno detto cinque diversi pronunciamenti della giustizia. Non mi sembrano pochi».