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"Per il City non è stata una passeggiata. A Wembley è finita con Haaland a difendere e proteggere il pallone sulla bandierina per perdere tempo e avvicinarsi al triplice fischio dell’arbitro. Strano ma vero, sembrava una partita del campionato italiano, non la finale di Coppa d’Inghilterra. Inzaghi e i suoi tattici Farris e Cecchi si saranno accorti del processo di normalizzazione di Guardiola, non solo perché ha abolito l’idea dello spazio al posto di un centravanti".
"Le piroette di Mkhitaryan (se recupererà) potrebbero essere la chiave nell’ultima mezz’ora. Ecco lo spiraglio in cui si può infilare l’Inter per disegnare la finale perfetta. Servirà la corsa garantita nelle ultime settimane dal prof Ripert e dal vice Spicciariello, preparatori ex Lazio: hanno portato i nerazzurri al top nel momento decisivo. Dovranno asfissiare il City con ritmo, intensità, gioco verticale e lunghissime cavalcate. Inzaghi ha risparmiato Dimarco, non Dumfries. Gli esterni conteranno. Pep con quattro trequartisti (ieri Bernardo Silva, De Bruyne, Gundogan e Grealish) a sostegno di Haaland può schiacciarli indietro. Se sapranno ribaltare il gioco, senza concedere ripartenze, Inzaghi otterrà la superiorità a centrocampo. Il City visto a Wembley era spaccato in due. Come il Brasile ai Mondiali ‘82. Chissà perché, a proposito di imprese epiche, ci sono venuti in mente gli azzurri e il Sarri", aggiunge il quotidiano.
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