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E’ finita l’era della famiglia Moratti. La notte di Madrid, Mourinho e…

Riccardo Fusato

La notizia, forse più importante, di questo passaggio di proprietà all'Inter, è sicuramente l'uscita di scena di Massimo Moratti

La notizia, forse più importante, di questo passaggio di proprietà all'Inter, è sicuramente l'uscita di scena di Massimo Moratti e, salvo ripensamenti, l'ex presidente e la società nerazzurra si sono detti addio per sempre. Il triplete, Ronaldo, le battaglie contro il Palazzo, spese folli sul mercato, tifo sfrenato: una delle tre grandi famiglie di imprenditori italiani a capo delle nostre squadre più decorate esce di scena dopo aver favorito il passaggio della sua creatura a investitori cinesi che possono rifarla splendida e seducente. L’ultimo atto d’affetto. Il primo risale a metà anni 50, quando papà Angelo decise di entrare nel calcio. L’Inter alza al cielo la prima coppa dei Campioni (3-1 sul Real Madrid al Prater di Vienna, 27 maggio 1964), Massimo ha appena compiuto 19 anni: l’età delle passioni più accese. Il ciclo è esaltante, la storia lo documenta. Ma il 18 maggio 1968 Moratti senior decide di cedere la società rilevata nel maggio 1955. Massimo, 23enne, comincia a dedicarsi all’azienda. La sua passione dovrà attendere 27 anni.E’ l’avvocato Peppino Prisco, ideale portabandiera della Nord, a mediare per il passaggio del pacchetto azionario di Ernesto Pellegrini, operazione conclusa il 18 febbraio 1995 al costo di 55 miliardi di lire. Il 50enne Massimo trasmette entusiasmo e voglia di fare. Il sogno,la sua storia, hanno l'apice nella finale di Madrid del 2010. In quel giro trionfale al Bernabeu con la coppa fra le mani e l’abbraccio commosso di Mou, Moratti avrà pensato di aver concluso la sua missione: primo in Italia, Europa, mondo (portatogli in dote da Rafa Benitez). Mentalmente ha staccato lì. Mazzarri, Thohir le tappe di avvicinamento al congedo. Ora che il club è in mano a un magnate in grado di rilanciarlo ai più alti livelli, il petroliere può godersi i figli e portare a spasso i nipotini. Magari a San Siro: da tifosi non ci si dimette mai.

(Gazzetta dello Sport)