Nata nel 2008 come punto d’incontro tra i club (una volta ribelli del G-18) e l’Uefa, oggi l’Eca è il primo alleato di Nyon
Al fianco della Uefa nella 'lotta' alla Superlega si pone l'Eca. Primo alleato a Nyon, nel board dell'associazione c'è anche il dirigente dell'Inter Antonello.
Nata nel 2008 come punto d’incontro tra i club (una volta ribelli del G-18) e l’Uefa, oggi l’Eca è il primo alleato di Nyon. Tra soci e affiliati, sono 456 le squadre europee che si fanno rappresentare da questo organismo vicinissimo all’Uefa. Così vicino da condividere ormai il potere del calcio. Si può discutere tutta la vita sull’organizzazione e sulla redditività dei tornei, ma negare che il calcio sia gestito assieme da Uefa e club è semplicemente una falsità.
L’Eca ha due rappresentanti nell’Esecutivo e, fino alla notte della secessione, uno era Andrea Agnelli. I club sono nella commissione interclub Uefa. Soprattutto, Eca e Uefa decidono assieme i formati delle coppe e vendono i diritti in joint-venture. Quando Agnelli presentò la Champions a 36, dicendo che era «ideale», ringraziò in particolare Van der Sar, dirigente Ajax ed Eca, per l’idea. Poi tutto è cambiato per Juve, Real e Barça. Ma non per gli altri club. Formalmente almeno.
Immediatamente dopo la sentenza, nel comunicato dell’associazione dei club si faceva notare che «attraverso l’Eca i club oggi sono già al centro del processo decisionale in relazione alle competizioni a cui partecipano». Naturalmente ne mancano tre importanti. Due sono i barricaderi Real Madrid e Barcellona. Il terzo è la Juve che ha formalmente abbandonato la Superlega ma non è mai (ri)entrata nell’Eca. Se si tratti di cautela per paura della famosa penale in caso di separazione, o se sia una mossa strategica in attesa di vedere dove tira il vento, si capirà presto: il progetto A22 ha bisogno di elencare chi sta con la Superlega in concreto, oltre le formule del torneo lanciato giovedì.