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Ecco chi è Sabatini, il nuovo direttore tecnico di Suning. In carriera…

Walter Sabatini è praticamente il nuovo responsabile dell'area tecnica di Suning ed il suo ruolo avrà sicuramente ripercussioni anche nell'Inter

Riccardo Fusato

Walter Sabatini è praticamente il nuovo responsabile dell'area tecnicadi Suning ed il suo ruolo avrà sicuramente ripercussioni anche nell'Inter. Il vantaggio che avrà nel lavorare per due parti opposte del mondo, forse, è che in qualsiasi momento una parte di sé sarà immersa nella notte. Walter Sabatini, in fondo, sa di avere dentro un cuore di tenebra, che negli anni è venuto in superficie come un dolore inesplicabile. Abbastanza per portarlo a rivelare: «Io mi suicido tutti i giorni, ho sempre avuto poco rispetto per la mia vita». A 62 anni appena compiuti, il ragazzo di Marsciano, in provincia di Perugia – tra centinaia di sigarette e quasi altrettanti caffè –, dovrà però tutelarsi un po’ di più per scoprire la Cina e renderla rapidamente vittoriosa, soprattutto nell’incarnazione italiana chiamata Inter. Di sicuro è divenuto un uomo potente, anche se lo accompagna una fama sinistra di mazzette nelle transazioni. Ha scoperto talenti come Gattuso, Kolarov, Lichtsteiner, Pastore e Marquinhos, ma i carneadi non sono mancati, tanto da ammettere una volta: «Più del 50% dei giocatori che ho portato a Trigoria non erano da Roma, ma erano funzionali». Coi giocatori il rapporto è stato spesso filiale, anche se senza parole è rimasto solo due volte: «Con un ragazzo slavo che avevo accusato di non saper soffrire e lui mi zittì raccontandomi, urlando la sua storia durante la guerra nei Balcani, e con Simone Inzaghi, che volevo stimolare dicendo come suo figlio, se avesse segnato un gol in rovesciata, sarebbe stato orgoglioso, sentendomi rispondere: “Lui lo è già quando lo sveglio ogni mattina, gli preparo la colazione e lo porto a scuola”». L’incursione nel privato ci porta allora a segnalare come Sabatini sia sposato con un’austriaca da cui non ha mai divorziato, pur vivendo da anni con Fabiola, la donna della sua vita, che gli ha dato Santiago, suo unico figlio. Detto che lavorerebbe volentieri con Spalletti («siamo due danneggiati mentali»), la squadra che ha amato di più è stata la Roma, nonostante adesso i tifosi li rinfaccino gli «zero titoli» e flop di mercato come Iturbe o Doumbia. «Il mio più grande cruccio e di non aver vinto, anche se ho lavorato bene». Fa riferimento ai quasi 200 milioni di plusvalenze che ha fatto mettere a bilancio, che però non potevano scaldare il cuore di chi ama solo il calcio. «Io ho il cervello di sini­stra e il corpo di destra, sempre in conflitto. Ma bisogna essere sempre di sinistra, nel calcio come nella vita». Con queste premesse, può essere che in Cina si troverà bene, anche se i demoni che porta dentro non lo lasceranno in pace.

(Gazzetta dello Sport)

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