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Purtroppo, l’unico primato calcistico continentale che ci resta è quello degli esoneri. La Serie A surclassa da tempo Liga, Bundesliga, Premier e Ligue 1. Lo farà anche in questa stagione: con l’esonero di Bergodi aPescara siamo già arrivati a 12 cambi di panchina in 27 turni, 4 in più di quelli registrati in Spagna, il quadruplo rispetto a Inghilterra e Francia.L'anno scorso in campionato si è avuto il record storico di 19 licenziamenti, ma intanto dal 2006/2007 il numero diventa impressionante: 100 esoneri in corsa. Gli altri campionati? Numeri nettamente inferiori: 64 in Spagna, 55 in Germania, 40 in Inghilterra, appena 33 in Francia. Incarichi che durano lo spazio di qualche settimana. Tecnici che, a differenza di quel che succede altrove, quando perdono il posto sono fuori gioco per il resto della stagione, a meno di essere richiamati dallo stesso inquieto padrone che li aveva «tagliati». Serse Cosmi, uno dei più "mobili" (3 subentri e 3 esoneri negli ultimi 4 campionati) dice: «Questo viavai è segno di inciviltà sportiva, di mancanza di cultura. È una follia che fotografa bene l’attuale baraccone del calcio. Per un tecnico è diventato impossibile proporre qualcosa: non c’è più tempo, si deve provare ad avere tutto e subito. Altrimenti sei esonerato».Sui 30 club che hanno giocato la A nelle ultime 7 stagioni, 29 hanno provato almeno una volta a cambiare tecnico. Il podio è scontato: 13 cambi per il Palermo, 10 per il Cagliari e 6 per il Genoa. Hanno provato a svoltare in corso d’opera anche Inter e Roma (tre volte), Juve, Napoli e Fiorentina (due), Lazio (una). L’unico ad aver sempre resistito alla tentazione, fortissima all’inizio di questo campionato, è stato il Milan, che evita terremoti interni dal 2001/2002 (Ancelotti per Terim).
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