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Elefante: “Trattativa con Thohir lunga per tre motivi. Ora bisognerà …”

Andrea Elefante è l’inviato per eccellenza al seguito dell’Inter da parte della Gazzetta dello Sport. Chi megli di lui può spiegare ora cosa potrà succedere all’interno della “Beneamata”: “E ora, viene da...

Riccardo Fusato

Andrea Elefante è l'inviato per eccellenza al seguito dell'Inter da parte della Gazzetta dello Sport. Chi megli di lui può spiegare ora cosa potrà succedere all'interno della "Beneamata": "E ora, viene da dire, fatela crescere. Senza litigare. Se l’Inter è come una figlia, ha sintetizzato quest’estate Massimo Moratti spiegando la genesi e la ratio dell’accordo con Erick Thohir che stava maturando, adesso è finalmente arrivato il momento: non di farla camminare - era già in grado di reggersi sulle sue gambe - ma di mostrarle altre strade. Per arrivare prima e meglio dove merita. È quello che si aspettano anzitutto i tifosi nerazzurri: i primi destinatari della svolta scelta da Moratti, per ammissione orgogliosa dello stesso presidente. Tifosi che ad un certo punto si sono scoperti spettatori di questo lungo corso di pre-educazione alla svolta della creatura: prima in trepidante attesa e poi semplicemente in attesa, come sempre accade quando le cose vanno per le lunghe. Al punto da rasentare lo scetticismo ai limiti del sospetto: che «questa cosa» ormai si dovesse, più che si volesse, fare, perché a quel punto non era più possibile tornare indietro. Una dilatazione dei tempi dovuta principalmente a tre fattori, al di là delle difficoltà logistiche e burocratiche di un dialogo da una parte all’altra del mondo: l’enormità non solo economica ma anche filosofica della portata della trattativa; la volontà di studiare e mettere nero su bianco tutto, ma proprio tutto, e nei minimi dettagli; le inevitabile divergenze di vedute (richieste, pretese, comportamenti), derivate proprio dalla volontà/necessità/dovere di trovare un punto di incontro senza rinnegare le reciproche filosofie.Da che mondo è mondo, e soprattutto se si viene da due mondi diversi, si litiga o comunque si discute per l’educazione dei figli. Ecco, dalla scorsa primavera in poi Moratti e Thohir hanno scelto di discutere, molto: per questo più di una volta la trattativa ha anche rischiato di saltare, o ha fatto registrare frenate e sbandate. La ragionevole aspettativa - la speranza che è anzitutto dei tifosi - è che il castello alla fine non sia crollato perché sia Moratti che Thohir hanno tenuto ben presente e chiaro un concetto: nessuno li ha costretti. Nè Moratti, l’autunno scorso, a dare un mandato esplorativo per assicurare all’Inter un partner in grado di proiettarla in una dimensione diversa: sintetizzando, una diversa ricerca del bene dell’Inter, ma «facendo le cose per bene». Né Thohir ad alzare l’asticella dei suoi investimenti nel calcio e a coinvolgere i suoi soci abituali in un’avventura così eccitante, per usare un aggettivo a lui caro.Ora che tutto è deciso, la cosa più importante che i due partner vorranno fare, e che ci si aspetta che facciano, sarà delimitare con certezza i confini di operatività. Al di là di quanto è scritto nei contratti. All’insegna del buon senso prima che delle clausole. E’ da tempo che Moratti e Thohir si scambiano messaggi di reciproca stima e rispetto: cose che si fanno, quando ci si prepara a stringersi la mano. Ma per prendere davvero per mano la figlia Inter serviranno fatto coerenti con certe parole, per non farle rivelare di semplice circostanza.Occorrerà che il tycoon indonesiano approfitti effettivamente, anche operativamente, dell’esperienza del gruppo Moratti che più volte ha definito imprescindibile per lui e la sua cordata. Soprattutto al decollo dell’avventura e soprattutto per la gestione sportiva, la più delicata e anche complicata per chi atterra per la prima volta sul pianeta del calcio italiano. Occorrerà che il petroliere accompagni quella crescita che per primo auspica, con la priorità temporale di una miglior commercializzazione e internazionalizzazione del brand Inter: entro certi limiti, anche se e quando questa crescita dovesse avvenire all’insegna di quell’«impronta diversa» che ieri lui stesso ha ipotizzato. Senza nascondersi che possa succedere. Questa partnership, in particolare nei primi tempi, sarà una (lunga?) storia di punti d’incontro, così come lo è stata la stesura dei contratti: per questo ci è voluto così tanto, anche per questo potrà funzionare. Ma solo così potrà funzionare."