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Endt: “Il 3-5-2? De Boer ha voluto evitare lo shock tattico. La tournée estiva…”

Francesco Parrone

"De Boer tende a esagerare nell'autocritica, ma la squadra va protetta"

In una lunga intervista rilasciata a TuttoSport, David Endt, ex team manager dell'Ajax e attuale giornalista, ha parlato ampiamente di Frank De Boer e del suo amaro esordio in campionato:

Endt, qual è stata la reazione in Olanda alla sconfitta dei nerazzurri nella prima giornata di campionato?

"La partita è stata molto seguita perché ovviamente c'è molta curiosità per il rendimento di De Boer. Tutti speravamo che Frank potesse partire con una vittoria. Ma diciamo che è stata una sorpresa a metà perché nemmeno io mi aspettavo di trovare una formazione particolarmente in forma dopo un cambio di allenatore così recente. Peccato, perché dispiace sempre iniziare con una sconfitta. Ma era immaginabile".

Perché?

"Il Chievo è una squadra molto intelligente. Non è facile affrontarla se la tua formazione non è ancora compatta. Inoltre la partita di Verona ha evidenziato che la squadra non ha ancora una condizione fisica ottimale".

In Italia ha stupito molto il modulo utilizzato da De Boer: il 3-5-2. Nessuno se lo sarebbe aspettato da un allenatore di scuola olandese?

"Frank, che qualche volta ha giocato col 3-4-3 all'Ajax, si sarà reso conto in allenamento che la squadra aveva delle carenze fisiche e quindi ha optato per un assetto di gioco che dava più compattezza. Forse ha anche voluto evitare uno shock tattico immediato, cioè mandare in campo i giocatori con il 4-3-3 da applicare secondo le sue indicazioni in assenza dei presupposti necessari. Ha immaginato che con un assetto meno rischioso la squadra avrebbe potuto ottenere un buon risultato in modo da immagazzinare fiducia per poi passare poi al suo vero calcio. Nei pochi giorni in cui ha avuto l'Inter a disposizione si è reso conto dei difetti. Così ha cercato di proteggere la squadra".

Quali difetti in particolare?

"Di sicuro qualche carenza fisica conseguenza di un'estate passata in giro per il mondo con un allenatore che poi ha lasciato in accordo con la società. La squadra ha viaggiato tanto ed è mancato il tempo per fare un vero fondo di preparazione atletica".

Difficile salvare qualcosa dopo i primi 90 minuti.

"Paradossalmente la sconfitta in questa fase di avvio può avere effetti positivi. In questo modo De Boer si è reso subito conto di cosa manca all'Inter e può intervenire a mercato ancora aperto insieme al club. Una vittoria invece avrebbe potuto mascherare le lacune rimandando interventi necessari. Talvolta una sconfitta può aiutare a chiarire le idee".

Quanto tempo servirà per vedere il calcio di De Boer in Italia?

"Una cosa è la teoria, un'altra la pratica. Credo che gli serviranno almeno sei settimane per iniziare a sentire il profumo del calcio italiano e adattarsi meglio".

Si riferisce alla capacità di sopportare le pressioni molto forti in Serie A?

"No, perché De Boer è abituato a situazioni ambientali infuocate. E' vero che in Italia il calcio è seguito con un'attenzione che si ritrova forse solo in Inghilterra, ma Frank ha giocato in Spagna e in Turchia con Barcellona e Galatasaray, due piazze molto calde. E anche Amsterdam non è facilissima da questo punto di vista: l'Ajax ha un clima molto più bollente rispetto alle altre squadre olandesi".

Allora a quale caratteristica del calcio italiano si deve abituare De Boer?

"A una particolarità della quale parlavo già anni fa con Van Basten e Rijkaard. In Italia occorre essere equilibrati anche fuori dal campo. La cosa più importante è non sbilanciarsi mai nelle dichiarazioni. Devi essere un po' furbo. Lui invece è molto onesto fino a esagerare con l'autocritica nei confronti di se stesso e della squadra. Può essere un bene ma anche un male. Ecco, fossi in lui cercherei di limitare questa tendenza. Non voglio suggerirgli di non essere sincero, ma è meglio non esagerare: la cosa principale in Italia è proteggere la squadra".

Quindi dovrà cercare di limitare la propensione a dire sempre quello che pensa?

"In un certo senso sì. Ma non ci vuole tanto tempo per capirlo. Ha intorno persone che sapranno consigliarlo come Santoni che è italiano o Kreek che ha giocato in Serie A. Senza dimenticare la gente dell'Inter che ha il dovere di aiutarlo. Frank è sicuro di sé: si adatterà facilmente. Essere troppo onesti in certe situazioni può danneggiarti. Ma non esiste una pillola predefinita da prendere: ognuno ha il suo carattere. De Boer riuscirà a trovare la sua strada".

Può essere un problema per un nuovo allenatore avere una proprietà distante tra Cina e Indonesia?

"Non credo. De Boer è abituato a queste situazioni: una delle cose migliori che ha fatto all'Ajax è stata quella di tenere la squadra isolata dalle forti tensioni al vertice del club nel 2011 quando Frank era diventato allenatore da poco. C'era molto rumore nel club con polemiche forti tra Crujff e il consiglio direttivo: dimissioni, rivolgimenti, minacce di denunce. Una situazione davvero confusa. In quei mesi il tecnico è stato bravo a proteggere la squadra. E' stato quasi un miracolo vincere quattro scudetti di fila in quelle condizioni".

Qual è la virtù principale di De Boer?

"E’ molto chiaro. Ha idee precise. Ora deve conoscere meglio i giocatori e poi riuscirà a farsi capire. Spero che farà bene in Italia. Anche perché io sono tifoso dell’Inter".

(Fonte: Stefano Scacchi, TuttoSport 24/08/16)