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Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Fabrizio Ugo, responsabile della Cardiologia interventistica dell’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, ha parlato così del malore accusato da Christian Eriksen sabato sera: «Lo staff di medici e tecnici merita i complimenti per la tempestività. Hanno controllato le vie aeree, hanno constatato l’assenza di battito e hanno praticato il massaggio cardiaco. Ma la vera differenza, oltre al pronto intervento del capitano danese Kjaer nel momento in cui Eriksen si è accasciato, l’ha fatta il defibrillatore. Abbiamo constatato che in Italia ci sia poca educazione nelle scuole su questo tema.
E’ necessario che i defibrillatori, in tutti gli impianti sportivi, possano essere utilizzati anche da laici, persone non addette ai lavori ma che con un corso di formazione possono diventare autonome nella gestione di un arresto cardiaco. Oltretutto il defibrillatore è uno strumento intelligente, che fornisce delle istruzioni durante gli istanti decisivi, pertanto lo sport ha bisogno di sempre più informazione sul suo utilizzo. E’ fondamentale che negli impianti sportivi, al chiuso o all’aperto, non vengano ostruite le parti in cui è possibile intervenire con un mezzo di trasporto per consentire i soccorsi. Ricordo il caso Morosini. Una vettura parcheggiata all’ingresso dello stadio ha rallentato i primi interventi. Per situazioni del genere si rischia tantissimo: sembrano attimi interminabili, ma Eriksen è stato salvato in pochissimi secondi».
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