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Getty Images
Il momento di Christian Eriksen è finalmente arrivato: il centrocampista danese, dopo mesi trascorsi ai margini del progetto dell'Inter, è entrato stabilmente nelle rotazioni di Antonio Conte, e sta dimostrando di potersi rendere utile in più ruoli. La sua qualità potrà essere un'arma in più per i nerazzurri in ottica scudetto, e sono ora in molti a ricredersi sul suo conto. La Gazzetta dello Sport propone un "viaggio" alla scoperta dell'ex Tottenham, affidandosi ai racconti di chi lo conosce da tempo.
Claus Hansen, presidente del club in cui Eriksen ha dato i primi calci ad un pallone: "Immaginate che Roby Baggio non giochi mai: sareste scioccati, no? Ecco, per noi è lo stesso. Vedi Conte così passionale, poi Eriksen tanto tranquillo, timido, e pensi siano incompatibili. Invece no: il nostro ragazzo è educato, rispettoso, ma ha carattere. Corre, lotta più di quanto si pensi. È il giocatore che serve all'Inter per questo scudetto". Tonny Hermansen, ex allenatore del danese, non è stupito dalla sua rinascita: "Col Middelfart giocava contro la squadra di mio figlio e lo batteva sempre. Una volta, il miracolo: vincevamo 4-0, poi lui si mise a giocare e finì 8-4. Quando ho potuto allenarlo, ho capito che sarebbe diventato il miglior danese dai tempi di Laudrup: all'Inter era solo questione di tempo, è perfetto da interno".
Mathias Kirk, suo ex compagno all'Odense, racconta: "Se fosse entrata la prima punizione al Milan un anno fa tutto sarebbe andato diversamente... Ma Christian ha troppo talento per stare in panchina. Ha lavorato duro, senza polemiche e ora raccoglie i frutti". Anders Skjoldemose, il tecnico che lo ha accolto nell'U16 dell'Odense, ricorda: "Lo chiamavano al Chelsea, al Barça, al Milan... E quando tornava dai provini, i compagni lo tempestavano di domande: lui non si dava arie, in fondo era tutto normale. Può trasformarsi in qualcosa di simile a Pirlo".
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