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Eriksson: “Inter in prima fila per lo scudetto. Bravo Inzaghi, mi ha sorpreso”

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L'ex tecnico della Lazio elogia il lavoro del suo allievo: "Sta facendo bene, ha ereditato una situazione non semplice"

Fabio Alampi

Archiviata la sosta per le Nazionali, l'Inter si prepara a tornare in campo: i nerazzurri sono attesi dalla trasferta sul campo della Lazio. Una sfida decisamente speciale per Simone Inzaghi, ex calciatore e tecnico biancoceleste. La Gazzetta dello Sport ha intervistato uno che conosce benissimo sia l'allenatore nerazzurro e che l'ambiente romano: Sven-Goran Eriksson, l'artefice dello scudetto laziale del 2000.

"Un messaggio per Inzaghi?Goditi questa partita, poi pensa che potrai vincere uno scudetto anche da tecnico dopo quello vinto insieme nel 2000".

Eriksson, intanto provi a entrare nel cuore del suo allievo.

"Lazio-Inter è la “sua” partita, impossibile che non si emozioni: 22 anni di vita non si cancellano, nonostante la professionalità che è necessaria in questi casi. Simone lo ricordo come un ragazzo determinato e deciso, ma anche sensibile. Appena fischierà l’arbitro, tutto si spegnerà, ma prima batterà sicuramente forte il cuore. E non c’è nessuno che può capirlo più di me...".

Si è mai trovato nelle stesse condizioni?

"Nel mio caso forse è stato ancora più difficile. Io allenavo l’Inghilterra e in due edizioni dei Mondiali ho beccato la Svezia. Ero emozionato, c’era qualche polemica, ma ho sempre pensato che i miei connazionali fossero orgogliosi di me. Qui forse è più facile rispetto all’Italia: noi svedesi siamo più freddi, distaccati, pure un po’ noiosi".

Che accoglienza si aspetta all’Olimpico per Simone?

"Applausi, tanti e meritati applausi, in piedi. Inzaghi ha dato tutto per la Lazio e sono sicuro che i tifosi glielo riconosceranno. Questo è il mio invito ai laziali, gente che conosco bene".

Come ha vistoquesto suo inizio interista?

"Avrei voluto seguire di più,ma ovviamente Lazio-Inter non me la perdo... Per me sta facendo bene, come sempre, da grande gestore quale è. La situazione che ha ereditato non era semplice perché perdere da un giorno all’altro Lukaku ti cambia la vita: è uno dei miei attaccanti preferiti, efficace in ogni contesto, dal campionato inglese al Belgio. Nonostante tutto, l’Inter dà l’idea di potersi ripetere ed è in prima fila per lo scudetto".

Ma non le piace Dzeko lì al posto di Lukaku?

"Mi piace decisamente, Simone sta sfruttando bene la sua esperienza e la sua bravura a giocare con la palla. Un ex romanista che gioca per l’ex tecnico della Lazio: strano ma bello!".

C’è qualche altro di questa Inter che avrebbe giocato pure ai suoi tempi?

"Si parla molto di Lautaro, è bravissimo e con grandi margini di crescita. Penso poi che l’Italia sia l’ambiente giusto per farlo esplodere definitivamente: Simone è fortunato ad avere uno così. Ma anche con Barella il futuro è assicurato".

Si aspettava da Inzaghi una carriera così?

"Era molto giovane quando giocava e io allenavo, eppure aveva una incredibile professionalità e dedizione. Sapeva tutto di tutti i giocatori, conosceva ogni segreto di chi lo doveva marcare. Mi aspettavo potesse fare l’allenatore, ma da qui ad arrivare al top ne passa... Diciamo che sono piacevolmente sorpreso".

Su altri allievi, invece, avrebbe scommesso di più?

"Beh, Mancini era già allenatore in campo, non c’era dubbio: all’Europeo ha fatto un capolavoro, ha guidato alla vittoria un’Italia coraggioso che ha strameritato. Simeone aveva un carattere diverso, ma anche lui era un leader: duro in campo, duro in panchina, duro soprattutto da battere per gli avversari. Ma da Conceição a Veron, da Nesta ad Almeyda, tanti miei ex giocatori hanno scelto la panchina e questo è un vero orgoglio. Forse qualcosa ho lasciato".

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