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Esposito: “Il carattere mi ha condizionato, Empoli crede in me. Pio bravo ma…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Ho un carattere fumantino, al Basilea litigai con l’allenatore svizzero, ma poi hanno cacciato lui", ricorda Esposito

Sebastiano Esposito ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport nel corso della quale ha raccontato anche il suo percorso che lo ha portato oggi all'Empoli, dove sta riuscendo ad esprimersi con continuità:

«L’Empoli è il primo club di A che ha creduto in me. È una nuova vita, sì. Ha avuto il coraggio, è una famiglia. Dà valore ai soldi e non li sperpera. Io non sono sorpreso da questo avvio, è la gente che è sorpresa. Bisognava venire in ritiro e guardare gli allenamenti. Stiamo bene nei 20 metri, ognuno corre per l’altro».

Lei ora i soldi li ha, ma prima?

«Non eravamo certo ricchi. Siamo cresciuti nel quartiere dove la possibilità di sbandare era alta, giocavamo in strada e abbiamo coltivato il sogno. Oggi il campetto lo stiamo sistemando noi tre fratelli. È giusto così».

La generosità non vi manca. Avete anche rilevato la Voluntas di Brescia dove papà allena.

«Sì, ormai la nostra base è Brescia. È il primo posto in cui sono andato. Prendere la Voluntas è un atto di cuore verso Roberto Clerici che con Roberto Samaden ho avuto al settore giovanile dell’Inter, è un secondo padre».


E Agostino che padre è? Tre figli professionisti è un record.

«Ci ha lasciati liberi. Ama il pallone, lo vive. Ma non sottovalutate il vero motore, mamma Flavia. Ha fatto tutto e farà diplomare pure me. La nostra famiglia è bella e la sua parmigiana di melanzane è imbattibile».

Siete interisti?

«È inevitabile. Ci siamo cresciuti e ho imparato a fare la fase difensiva grazie a Tiziano Polenghi. Poi c’è stato Antonio Conte».

È andato due volte all’estero: Basilea e Anderlecht. L’estero forma i cervelli in fuga…

«Sicuramente. Ho un carattere fumantino, al Basilea litigai con l’allenatore svizzero, ma poi hanno cacciato lui. All’Anderlecht ho fatto sei mesi, Bruxelles è carina. Sono club organizzati. Per colpa del carattere non mi valorizzavano, l’ho pagato a caro prezzo. Sono permaloso, a volte scontroso, ma sicuro di me stesso. Ma da lì ho avuto la forza di ripartire. Prima Bari e poi Samp. Ho preso il procuratore Giuffredi. E Polito, Andrea Mancini e Pirlo mi hanno dato fiducia».

Ora va forte, due gol, e una bella intesa con Lorenzo Colombo, nato milanista.

«Non ha mai vinto un derby contro di me, io segnavo sempre lui no... Dall’Under 14. Lo sfotto e ci divertiamo, usciamo insieme a Empoli dove vivo con la mia ragazza, Elena, di Genova».

Alla Samp è venuto dopo Quagliarella, di Castellammare come lei. A Empoli è esploso Di Natale, napoletano.

«Quagliarella era il mito da bambino a Castellammare. Totò Di Natale è stato top. Ci siamo scambiati qualche messaggio. L’idolo è sempre stato Totti. Per stile e personalità. Amo la tecnica, mi fa godere la giocata».

Immagino che a casa vostra sia un museo di maglie...

«Può dirlo. Messi l’ho inseguito, con Dybala sono arrivato per primo. Mbappé e Neymar le ho... Come Totti. Il segreto è arrivare prima. Ora la taverna esplode. Mamma sistema tutto».

Chi è il più forte dei tre fratelli? Pio ha già fatto 4 gol con lo Spezia.

«Siamo molto uniti. Salvatore è il più maturo, Pio è bravo, ma non è forte quanto me...».

Che ha segnato in A a 17 anni grazie a Lukaku che le lasciò il rigore. Il 20 se lo trova di fronte.

«Lo sento. Poco fa ero a San Giorgio a Cremano e c’era una sua statua enorme. L’ho chiamato. Per sfotterlo naturalmente».