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Viste le premesse, crede ancora che Pep voglia prima o poi allenare anche in Italia, l’unico top campionato che gli manca?
«Mai dire mai, anche se ora è beato al City non tanto perché ha grandi mezzi a disposizione quanto per il feeling che ha creato con tutto l’ambiente, dalla proprietà alla tifoseria, passando per lo staff e i giocatori».
Se è per quello Pep ha un gran feeling anche con l’Italia...
«Direi più che un feeling... Dopo la vittoria della Champions è dovuto volare ad Abu Dhabi per salutare l’emiro, ma il giorno dopo mi chiama e mi passa Edo Piovani, il mitico team manager del Brescia. Senza dirmi nulla, la prima cosa che ha voluto fare è stata la rimpatriata italiana. Ma quando lui si fissa, non lo tieni. Una volta mi ha chiamato e detto che voleva visitare la Toscana. Sono impazzito per organizzare al volo, grazie anche ad un ex compagno pallanuotista che è di Firenze e ci ha fatto incontrare anche con Matteo Renzi, al tempo sindaco. Poi via in Sicilia, ma anche a Pescara e da altre parti».
Tra le manie di Pep c’era anche la Gazzetta sul sedile...
«Vero, per anni ne ha preteso una copia sul suo posto nel pullman. Ora siamo passati all’edizione digitale. Ma è nulla in confronto a cosa fa per il cappuccino...».
Cosa c’entra il cappuccino?
«Pep ne va matto, ma nemmeno nella mensa del club, che ha 4 cuochi ed è il top al mondo, riusciva a ottenere la giusta cremosità. Ci ha sfinito al punto che da uno dei migliori ristoranti italiani abbiamo chiamato un ragazzo apposta per le colazioni. Ora Ezio lavora da noi dalle 8 alle 15, pranzo compreso, e il suo cappuccino fa impazzire anche i giocatori!».
Il City invece ha fatto impazzire tutti, ma in finale con l’Inter...
«La nostra Champions è stata da 10 e lode per il percorso. La finale è una storia a sé in cui tutto è eccezionale perché decisivo. Ho passato settimane a spiegare a tutti che l’Inter era fortissima. E per questi mesi si è confermata ben più forte del Real».
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