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Palacios, l’ex mister: “In difesa per caso, sempre puntato l’Europa. Inzaghi lo lasci dribblare”

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L'ex tecnico di Tomas Palacios, Sebastian Balbì, intervistato da La Gazzetta dello Sport ha raccontato le qualità del difensore
Andrea Della Sala Redattore 

L'ex tecnico di Tomas Palacios, Sebastian Balbì, intervistato da La Gazzetta dello Sport ha raccontato le qualità del difensore e anche dato qualche consiglio a Inzaghi:

“Ha sempre puntato l'Europa. Era il suo sogno, e alla fine l'ha realizzato. A General Pico se non lavori in fabbrica hai due scelte, giocare a calcio o tirare a canestro. Tomas ha scelto il pallone, ma all’inizio preferiva fare l’attaccante. È sempre stato altissimo, più di tutti i suoi coetanei, e a questo univa anche un bel mancino. Riusciva a fare la differenza al primo tocco di palla. La prima volta che l’ho visto indossava scarpini di almeno due numeri più grandi. Il papà lo portò all’allenamento di mattina, lui teneva la testa bassa e si guardava i piedi. Gliela tirai su, e poi lo mandai subito in campo”.


Palacios, l’ex mister: “In difesa per caso, sempre puntato l’Europa. Inzaghi lo lasci dribblare”- immagine 2

“Parliamo di una quindicina di ragazzi per squadra. Troppo pochi. Uno come lui lo notavi subito. Mi colpì la sua coordinazione nei movimenti. Nonostante fosse il più alto riusciva a coniugare il fisico e la tecnica, tant’è che durante i tornei gli davamo spesso la numero 10. Ogni tanto provava a segnare in rovesciata… e ci riusciva. Decise così una partita di un torneo, Si è distinto per diverso tempo nei nostri ‘Pulcini’, salvo poi giocare in tutte le categorie. All’inizio faceva la punta o il fantasista, poi ha fatto l’esterno destro con licenzia di rientrare, il mediano e infine il centrale”.

Nel modo più classico: “Mancava un difensore, Tomas era il più alto e si offrì di coprire quel ruolo. Andò talmente bene che nelle partite successive scelse di proseguire in quella posizione. Aveva talento”. E ambizione: “Vive e lavora per il calcio fin da quando ha nove anni. La sua è una famiglia umile, distinta, mai invadente. Lo ha sempre sostenuto in silenzio dagli spalti, senza mai interferire con una decisione dell’allenatore. A 16 anni ha lasciato la sua città per trasferirsi a Cordoba, a cinquecento chilometri più a Nord”.

“Se lo merita. Tomas ha sempre avuto il pallino dell’Europa. I nerazzurri impareranno a conoscere un ragazzo d’oro. E a Inzaghi do un consiglio: gli dia la libertà di dribblare. L’ha sempre saputo fare”

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