«Una volta formalizzato il vincolo si potrà fare ricorso. Al Tar, se per motivi di carattere giuridico la relazione che accompagna la decisione di tutela è carente o non corretta. Oppure ci si può appellare al capo dello Stato. O ancora si può intraprendere la strada del ricorso gerarchico».
Che cosa significa?
«Ci si rivolge all’autorità superiore rispetto alla Sovrintendente, cioè al Consiglio superiore per i beni culturali, al ministero e così via. Ma è una procedura giuridica ben precisa che richiede tempo».
Nemmeno qualche pressione politica potrebbe cambiare le carte in tavola?
«Io dico cosa si può fare dal punto di vista delle leggi. Le manovre politiche non c’entrano perché il vincolo è una procedura tecnico — amministrativa. Certo, poi tutto è possibile ma non rientra nelle mie competenze parlarne. E comunque il 2025 è alle porte, i tempi sono stretti».
E se qualcuno — ad esempio le squadre — lo acquistasse prima del 2025?
«Anche i beni privati allo scadere dei settant’anni sono vincolabili. È diversa la procedura perché il vincolo non scatta in automatico come sui beni pubblici, ma nella sostanza, visto l’indirizzo preso dalla Sovrintendenza, cambia poco».
Insomma, il destino del Meazza è quello di restare al suo posto.
«A meno che qualcuno non decida di abbatterlo prima del 2025 sì. Ma questa è fantascienza».
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