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Gianfelice Facchetti parla a cuore aperto dell'addio di Moratti dall'Inter e lo fa dalle pagine della Gazzetta dello Sport: " C’è qualcosa, meglio qualcuno che non figura nei conteggi che i rispettivi studi si stanno scambiando nel passaggio di proprietà dell’Internazionale. C’è un patrimonio non quantificabile, immenso e meraviglioso che non potrà colmare nessuna casella di uno studio notarile: gli interisti, con il loro Presidente in testa, matto per il nero e l’azzurro. Caso vuole che proprio pochi giorni fa mi trovassi a Fener, provincia di Belluno, in compagnia dei soci fondatori del primo club in Italia dedicato a Massimo Moratti diventato da poco presidente. Il suo avvento ebbe il sapore di un ritorno a casa, il sogno di riallacciare i fili di una storia «grande» scritta anni prima dal padre Angelo.Cosa resterà di tanta bellezza? Sarà sempre e solo Inter o una multinazionale del pallone? E i suoi tifosi? Vivranno ancora di sogni o saranno destinati a diventare solo clienti per la gioia di un gol? Fossi in Moratti, prima dell’ultima firma inviterei Thohir a salire in macchina per un lungo viaggio da nord a sud tra gli Inter club, da Agordo a Sciacca, passando per Follonica. Chilometro dopo chilometro potrebbe raccontargli di Corso, Herrera e Ronaldo, spiegargli con parole milanesi cosa sia il «fantasma nerazzurro» tanto caro a poeti come Vittorio Sereni, fargli assaporare il sapore spaventoso del «ves bauscia».
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