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Facchetti: “Thohir mai un’intervista in italiano. Ok Mancini. I cinesi e i tifosi…”

Gianfelice Facchetti è stato intervistato dal quotidiano l'Avvenire ed ha parlato del passaggio di proprietà.

Simona Castellano

Gianfelice Facchetti è stato intervistato dal quotidiano l'Avvenire ed ha parlato del passaggio di proprietà.

Questa l'intervista:

Nostalgia per il passato, nel giorno dell’insediamento dei cinesi?

Non particolarmente, perché ormai così va il calcio, il quale è diventato un comparto dello show business e risponde più alle regole dello spettacolo che a quelle dello sport.

Cosa pensa ora il tifoso interista?

Alla maggioranza dei tifosi brillano gli occhi dinanzi a certe cifre stellari che porterebbe il nuovo colosso cinese. La minoranza invece è quella che avrebbe preferito un profilo più basso, magari con un’identità più legata alla città di Milano. 

Con chi si schiera?

Con l’estrema minoranza, cioè con quelli che pensano che era ora di smetterla di giocare a “rischiatutto”, ma che la pancia del tifoso non si sazia sbandierando somme faraoniche, ma piuttosto con i contenuti tecnici e se possibile culturali, cioè con una maggiore attenzione alla storia e la tradizione dell’Inter e quindi anche alla nostra lingua. Negli ultimi tre anni da Thohir non ho sentito rilasciare un’intervista in italiano. Ai nostri tecnici che vanno a lavorare all’estero è richiesta la conoscenza della lingua di quel Paese, penso che anche i cinesi abbiano il dovere di imparare l’italiano per comprendere meglio anche la realtà in cui si sono calati e per non dare l’impressione che non sono qui solo di passaggio». 

Teme che quelli di Suning possano mordere e fuggire via come ha fatto il magnate indonesiano?

Visti i precedenti un minimo di timore c’è per forza. Per innamorarsi ogni proprietà ha bisogno di vedere dei risultati, ma quelli specie nel calcio arrivano solo se si ha una leadership solida e organizzata. In Italia direi al gruppo cinese di guardare al modello Sassuolo: lì dal presidente Squinzi all’area tecnica fino allo stadio di proprietà c’è la dimostrazione che si possono realizzare delle bellissime cose e senza necessariamente svenarsi. 

Della “vecchia” Inter chi consiglierebbe di tenere ai signori di Suning?

Nell’Inter del 2010, quella del “triplete”, c’erano tante figure carismatiche... L’uomo in più? Jorge Valdano. In questo momento non mi pare il caso di mettere in discussione la panchina di Roberto Mancini: conosce la piazza ed ha ancora una buona scorta di riconoscenza da parte dei tifosi per quello che ha fatto in passato. 

Un Facchetti nell’organigramma non lo vede?

Uno c’è già, mio fratello Luca allena la Primavera. 

Ha detto che il calcio è uno spettacolo: ma allora per un attore nato e cresciuto nell’Inter come lei che ruolo vedrebbe?

Potrei fare il presidente – sorride – inteso come “regista”, cioè colui che spiega ai cinesi che stanno giocando con le emozioni di milioni di tifosi nerazzurri e devono recitare bene la loro parte. Dovranno essere bravi nella narrazione se vogliono far capire alla gente che le cose stanno cambiando e che la fortuna della società deriverà da questo nuovo spettacolo che intendono allestire, possibilmente assieme a tutti noi appunto che siamo nati e cresciuti con l’Inter nel cuore. 

(Fonte: avvenire.it)

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