- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
Getty Images
È finito nel peggiore dei modi l'Europeo dell'Italia. Gli azzurri sono stati eliminati dalla Svizzera agli ottavi, ma più che l'eliminazione a preoccupare è stata la prestazione della squadra. "Sul viso più indifferenza che dispiacere, come fossero vittime di un’ingiustizia, più che protagonisti di una disfatta. Con qualche eccezione – Barella, Bastoni, Zaccagni, ovviamente Donnarumma, l’unico con Cristante e Darmian a parlare per tutti – pareva quasi che il disastro sportivo di questa spedizione non li riguardasse. Ma anche in quell’orgoglio ostentato si stavano aprendo crepe che alla fine hanno fatto posto alla necessità di un confronto. Allenatore e squadra faccia a faccia, a dirsi quello che la necessità di remare tutti insieme non ha fatto dire per troppo tempo, probabilmente", sottolinea Repubblica.
"In sintesi: la squadra voleva più certezze. L’allenatore più convinzione da parte loro. I giocatori avrebbero preferito adottare un copione a loro più familiare – tutti o quasi vengono da squadre che usano principalmente la difesa a tre, anzi a cinque – e forse scegliere un atteggiamento più prudente. È probabile che la squadra non abbia digerito i cambi di modulo frequenti: troppo poco tempo per troppe indicazioni".
“Dovrò cambiare qualcosa”, ha confessato Spalletti prima di lasciare Berlino. Ma l’allenatore, davanti alla squadra, ha anche rivendicato la propria leadership. La guida è lui e le decisioni, come le responsabilità, spettano a lui. Un modo per tirare una riga dopo questa delusione, questa figuraccia. Da capire se sia la base per ripartire insieme e costruire la squadra che non dovrà fallire la qualificazione al Mondiale per la terza volta. O se sia il motivo su cui fare scelte diverse. Più estreme e definitive".
(Repubblica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA