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"D’altronde Fagioli ha scelto da tempo la strada della collaborazione, aiutato e assistito dalla Juventus. Con il tentativo, bisogna dire riuscito, di blindare la storia nonostante le prime rivelazioni di Fabrizio Corona, che erano state pubblicamente ignorate dalla Procura federale. In realtà, Giuseppe Chiné e i suoi collaboratori sapevano tutto. Fagioli aveva già preso a raccontare il suo gioco compulsivo, i debiti, il puntare anche sul calcio, il passaggio che avrebbe potuto provocare una squalifica di tre anni, ma non sulla sua squadra, la voglia di dire basta, il percorso terapeutico, la disponibilità ad aderire ad iniziative contro la ludopatia. Fra l’altro nei colloqui finali, del pool che assiste il giocatore ha fatto parte anche lo psichiatria Paolo Jarre, che segue Fagioli già da due mesi. Un modo per sottolineare che il giocatore vuole rompere con il passato e sta facendo di tutto per farlo. Compreso il monitoraggio del suo conto corrente attraverso un tutor, una prescrizione indicata nel protocollo della cura".
"Tutto questo ha prodotto, in termini di giustizia sportiva, una forte riduzione rispetto alla sanzione edittale di 3 anni. Lo juventino ha infatti potuto prima abbattere della metà la pena, come da codice Figc, poi chiedere un ulteriore sconto in ragione della collaborazione prestata, quel passaggio del comma 2 dell’articolo 126 del Codice in cui si parla del possibile dimezzamento della squalifica, «ferma restando la possibilità di applicare le ulteriori diminuzioni derivanti dall’applicazione di circostanze attenuanti»", chiude il quotidiano.
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