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Lunga intervista concessa da Giuliana Grego Bolli, rettrice dimissionaria dell'Università di Perugia, ai microfoni di Repubblica. Per la prima volta, la Professoressa ha raccontato cos'è successo nel giorno dell'esame farsa di Luis Suarez.
Sapeva chi era Suarez, prima dello scorso settembre?
"Per niente. Quando il rettore dell'Università degli Studi di Perugia mi ha chiamato per dirmi che la Juventus stava cercando di fargli fare l'esame di italiano, mi hanno dovuto spiegare chi fosse. Il calcio non mi interessa. Nella mia famiglia sono tutti juventini, ma io non guardo le partite".
Qual è stata la sua prima reazione?
"Ho pensato che fosse un buona opportunità per rilanciare la visibilità del mio Ateneo".
E' stata mai contattata dai manager bianconeri?
"No, mai. Ci parlava il direttore generale Simone Olivieri, a cui ho affiato l'organizzazione dell'esame".
È noto che la Juve avesse fretta di far ottenere la cittadinanza all’attaccante. Avete anticipato una sessione di esame di soli cinque giorni e su richiesta di un solo candidato. È normale?
"La nostra scelta è stata parte dell'operazione di promozione dell'Ateneo ed è legittimo istituire una sessione aggiuntiva. Il Centro per la valutazione e le certificazioni linguistiche (Cvcl, ndr) è autonomo: lo può fare e lo ha fatto spesso. Ci è capitato in passato di anticipare per una festività o un evento inatteso".
E' pronta a giurare che l'avrebbe fatto anche se il candidato non si fosse chiamato Suarez?
"Sì, glielo dico con profonda convinzione. Inoltre mettere l'esame il 17 serviva anche a evitare i rischi di assembramento dovuti alla presenza di un calciatore così famoso".
I finanzieri hanno scoperto che la professoressa Stefania Spina ha consegnato a Suarez il pdf con l'intero testo dell'esame cinque giorni prima della prova. E' normale anche questo?
"Non ho avuto alcun ruolo nella preparazione né dell'esame, né del certificato consegnato a Suarez il 17 settembre".
Dopo tutto ciò che abbiamo letto nelle intercettazioni, lei è davvero convinta che quell'esame di livello B1 sia stato regolare?
"Il B1 richiede una capacità di farsi capire a livello medio-basso. Suarez, essendo ispanofono, era facilitato come comprensione e produzione lessicale. Durante la pandemia, inoltre, l'esame di B1 si tiene solo in forma orale e dura circa 12 minuti. A queste condizioni risulta più accessibile, tant'è che tra giugno e luglio nessuno dei 60 candidati che lo ha sostenuto da noi è stato bocciato. Avendo studiato, Suarez poteva superare un B1. Però, a onor del vero, io non l'ho mai sentito parlare".
Lo ha sentito la professoressa Spina. In un un messaggio le spiega che Suarez ha una preparazione di livello inferiore, l'A. Lei risponde: "No, è un B1".
"Era una battuta, scherzavamo".
Sempre Spina, al telefono, ripete a tutti che Suarez "parla all'infinito", "non coniuga i verbi", "non spiccica una parola di italiano". Scherzi anche questi?
"Non potevo sentire cosa si dicevano al telefono i miei collaboratori. Di sicuro c'è stata una sovrabbondanza di chiacchiere, un'euforia dovuta in parte alla legittima voglia di promuovere l'Ateneo e in parte alla fede calcistica. Spina e Olivieri sono juventini. Si era creato un clima da stadio, per così dire".
Veramente si è fatta fotografare insieme a lui dopo il test, la famosa photo opportunity.
"Sa perché ero lì? Perché mio nipote, che è juventino pure lui, mi aveva chiesto di portagli l'autografo".
Alla vigilia l'esaminatore Lorenzo Rocca è preoccupato che Suarez possa incontrare i giornalisti. "Gli fanno due domande in italiano e la persona va in crisi...". E lei gli risponde: "Va fatto uscire dalla porta secondaria". Di cosa avevate paura?
"Suarez è uscito da dove è entrato. La mia premura era evitare che i giornalisti gli chiedessero della firma sul contratto con la Juve. Argomento riservato e che non c'entra niente con l'ambito universitario".
La Juventus vi aveva promesso qualcosa?
"Olivieri mi parlò della possibilità di stipulare una convenzione per i giocatori della Primavera. L'ho ritenuta una buona opportunità, ma non l'ho mai presa sul serio".
C'è qualcosa che non rifarebbe?
"Non mi riavvicinerei al mondo del calcio. Se ritornasse un Suarez a chiedere di fare l'esame, direi di no. Non per Suarez, ma per il clamore che si porta dietro il calcio. Sono uscita provatissima da questa storia. Provo sensazioni di vera paura e ringrazio il professor David Brunelli e i suoi colleghi del suo studio per il supporto legale e umano".
Paura di cosa?
"Di tutto".
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