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Vittorio Feltri, attraverso le colonne del Giornale, ha difeso Claudio Marchisio dopo il tweet che mercoledì sera ha innescato una polemica feroce con la Rai: "Ormai il politicamente corretto ha raggiunto livelli grotteschi. Dare del «non vedente» a un telegiornalista che ha preso lucciole per lanterne, o non ha visto un tubo, è un «reato» di lesa dignità, una ingiuria verso un iscritto all’ordine dei redattori. Il senso di questa interpretazione linguistica ci sfugge: cosa c’è di male nel dire a un tizio, sia pure incaricato di raccontare un evento sportivo, che è «non vedente»? D’altronde, uno che non vede o è distratto o non vedente. Tertium non datur. Marchisio avrebbe potuto usare un termine diverso, per esempio: cieco. Ma cieco è vietato dai sacerdoti del politicamente corretto. Dei concetti non importa nulla a nessuno, le parole viceversa sono diventate pomi della discordia. Sui sostantivi leciti e su quelli illeciti si aprono quotidianamente dispute, scoppiano vere e proprie guerre. Il significato di una espressione non conta, la semantica è stata azzerata; siamo però all’esaltazione dell’eufemismo teso ad addolcire la realtà. Tutto ciò è di una stupidità sconvolgente. Il sordo non è meno sordo se lo chiami audioleso. Il negro non è meno negro se lo chiami nero. L’orbo non è meno orbo se lo chiami ipovedente. E il cieco non è meno cieco se lo chiami non vedente. Mi domando perché solo i poveri stitici continuino a essere chiamati impunemente stitici anziché non defecanti".
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