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Ferrante: “Belotti all’Inter? Milano non è Torino. Dovrebbe ripartire da zero”
Marco Ferrante, ex attaccante del Torino con una breve parentesi all'Inter, in un'intervista concessa a Tuttosport ha parlato del futuro di Andrea Belotti, capitano granata accostato proprio ai nerazzurri: "Belotti è un giocatore imprescindibile, ma nessuno deve convincerlo a restare. Deve partire dalla sua testa, io penso possa rimanere: può superare sia me che Pulici in termini di gol e glielo auguro di cuore, non gli manca nulla. Ma ovviamente ci sono sirene che lo possono portare altrove. Se vuole rimanere deve farlo con la testa giusta, perché lui è il leader del gruppo ed è diventato il simbolo della Torino granata. Juric ovviamente spera che il Gallo possa restare: iniziare la stagione con lui in attacco significa avere già una base forte".
Con una proposta di rinnovo così ricca, come quella offerta dal Toro a Belotti (un milione alla firma del rinnovo di un contratto quadriennale da 3,3 milioni netti a stagione, ndr), cosa avrebbe fatto Marco Ferrante?
"Ero a un anno dalla scadenza col Toro, mi chiamò lo Shanghai in Cina, proponendomi un quadriennale a cifre altissime. Non me la sentii di accettare. Per me stesso e per la mia famiglia, ma anche perché per me la Maratona era la Maratona. Ovviamente a Belotti non mancano le opportunità per andare altrove, ma non sa quello che trova da altre parti. Cairo ha fatto uno sforzo importante, va riconosciuto. E io non riesco ad immaginare Andrea lontano da Torino".
Nemmeno nella sua vecchia Inter, in caso di partenza di Romelu Lukaku verso il Chelsea?
"Io lì ci sono stato: nel 2001 i nerazzurri scelsero me e non Romario perché l'anno prima feci una valanga di gol in Serie A, conoscevo meglio il calcio italiano. Ero pronto, ma Milano non è Torino. E anche altre grandi squadre sono così: si vuole tutto e subito. Belotti deve essere consapevole di questo rischio: lui al Toro è un leader e conosce pregi e difetti di tutti, sa come muoversi. Da altre parti, anche in una big, dovrebbe iniziare tutto da capo. È un bivio fondamentale della sua carriera".
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