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Figc, statuto a novembre e nuovo presidente nel 2025. Gravina non scioglie riserva

Andrea Della Sala Redattore 
Repubblica ha fatto il punto sulla questione Figc, sull'elezione del presidente che viene posticipata di un anno. 

Repubblica ha fatto il punto sulla questione Figc, sull'elezione del presidente che viene posticipata di un anno.

Prima il nuovo statuto, da votare in autunno, poi l’elezione del presidente della Figc che slitta all’anno prossimo. Questo il compromesso trovato fra le varie anime del calcio, riunite ieri a Roma in consiglio federale. Leghe professionistiche, dilettanti, calciatori, allenatori e arbitri hanno deciso, su proposta di Gabriele Gravina, che l’assemblea del 4 novembre sarà chiamata a riscrivere le regole del pallone e non a eleggere il nuovo numero uno della Federcalcio, come inizialmente previsto in agenda. Quel voto è rimandatoal 2025. La modifica dello statuto dovrà recepire le indicazioni dell’emendamento Mulé, che chiede più rappresentanza in federazione per le leghe professionistiche. La Serie A oggi pesa appena per il 12% nelle votazioni e punta al 25. I club del massimo campionato hanno tre mesi per convincere le altre componenti a cedere loro influenza elettorale: il 5% nelle votazioni lo ha la B, il 17 è della Lega Pro, eredità dei tempi in cui i club di C1 e C2 erano novanta.

Il mondo del professionismo pesa tutto insieme per il 34%, quando si tratta di decidere le sorti del sistema che si regge sulla mutualità. Vale a dire, la redistribuzione del dieci per cento dei proventi dei diritti tv che la massima serie passa a quelle inferiori, secondo la legge Melandri. I professionisti, tutti insieme, puntano a raggiungere il 50% dei voti, a discapito dei dilettanti, che oggi da soli pesano per il 34%. I calciatori contano per il 20, gli allenatori sono al 10, gli arbitri al 2. Lo strumento in mano alla Serie A per convincere gli altri attori a cederevoti sono i soldi. Oltre ai 130 milioni che distribuisce oggi — 27 vanno alla C, una sessantina alla B — la Lega Serie A dovrà promettere di più a chi sta sotto. In una partita di giro, gli 11 milioni che la A versa alla Figc potrebbero essere destinati alla LegaPro in cambio di un riassetto delle percentuali d’influenza nei voti.

Gravina, in una lettera aRepubblica , ha riconosciuto la necessità di adeguare lo statuto federale all’emendamento Mulé, e al tempo stesso ha messo in guardia: «Qualunque espansione di sovranità per uno dei componenti della governance comporta una corrispondente riduzione per un altro. Una piramide rovesciata, dove i pochi finissero per contare più dei molti, non sarebbe più il simbolo della sussidiarietà e dell’autogoverno degli sportivi, ma solo la giungla dei più forti». Non fosse stato per le pressioni della Serie A, sarebbe volentieri andato a elezioni il 4 novembre, per non dare tempo a possibili avversari di organizzarsi e per evitare il rischio di un commissariamento de facto da parte della politica. Quando gli si chiede se nel 2025 abbia intenzione di ricandidarsi, il presidente prende tempo: «Non cambia nulla per me. La mia riserva sulla ricandidatura si scioglierà quando avrò chiuso il percorso di rispetto di alcuni principi, cioè quelle che sono le nuove regole del gioco », ha detto al termine del consiglio. Una variabile sono gli sviluppi dell’inchiesta della procura di Roma, in cui Gravina è indagato per autoriciclaggio, con il sospetto di avere intascato tangenti dalla vendita dei diritti tv della Lega Pro, nel 2018. Accuse che lui e i suoi legali hanno sempre respinto.