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Finisce l’era Moratti. Lascia con un desiderio e con un consiglio…

Moratti: "Mi aspetto il rilancio. I nuovi si affidino a chi conosce questo mare"

Francesco Parrone

Massimo Moratti lascia l'Inter ma cuore e testa rimangono sempre nerazzurri. Il Corriere della Sera analizza i suoi oltre 21 anni: "La sua era ha segnato un’epoca e scritto una storia forse irripetibile. Massimo Moratti dopo più di 21 anni lascia l’Inter. Un amore iniziato quando ancora c’erano le lire, e i miliardi correvano a fiumi, e chiuso nel tempo degli euro e degli yuan cinesi. La nuova frontiera nerazzurra è a Oriente, dove si sono innamorati soprattutto di una bacheca che Moratti ha provveduto a riempire di trofei e trionfi. Il brand non smuove le passioni, le vittorie e i campioni sì. Come Javier Zanetti ultimo testimone (oggi testimonial) di quella squadra che fu inarrivabile.

Entrato nell’Inter nel nome del padre, ufficialmente Moratti esce. Ma resterà per sempre il presidente del Triplete, di Mourinho e del Fenomeno Ronaldo, del ritorno allo scudetto sul campo con Mancini dopo quasi vent’anni d’attesa, della battaglia di Calciopoli, dei colpi di mercato e dei campioni (ha vestito di nerazzurro pure Ibrahimovic) che incendiavano Milano e gli interisti. Un mondo lontanissimo dal pianeta di Thohir, che si presentò chiedendo lumi su Nicola Ventola. Differenze piuttosto marcate. Nel cammino di Moratti ci sono state, com’è fisiologico, anche le cadute, i primi anni difficili, gli acquisti sballati e costosi. «Avevo già venduto tre anni fa a Thohir, questo è il passaggio definitivo. È interessante vedere quello che inizia, un nuovo capitolo con un gruppo molto forte».

Si è quasi tolto un peso Moratti che a Thohir riconosce il merito di aver venduto e nulla più. «Ha preso in mano una cosa molto difficile, quando ha visto che aveva difficoltà a crescere ha avuto la prontezza di cedere a un gruppo come si deve. Ora, come tutti i tifosi, mi aspetto un rilancio e penso lo abbiano già in mente». La speranza di rilancio di Moratti racchiude l’amarezza per il fallimento di Thohir, «di cui resterò amico». Non si torna indietro e Moratti esclude di «poter essere consigliere o consulente che non so neppure cosa significhi, al massimo potrà esserci un legame d’amicizia e potrò dare suggerimenti. Zhang è una persona di grande concretezza, la sua vita lo dimostra. Ho avuto una telefonata con il nuovo chairman e con il figlio». Moratti si riferisce a Zhang Jindong come al nuovo chairman, il presidente.

Se la sua era è finita, l’ex patron termina con le sue parole anche la parentesi Thohir. Ai nuovi proprietari Moratti elargisce subito il primo consiglio. «Si affidino al territorio, a chi conosce e vive questo mare» e insite sulla necessità di avere dirigenti italiani, l’opposto della proposta coltivata da Thohir. «Il primo scalino è che siano italiani, il secondo che siano interisti». La base però è l’allenatore. «Mancini merita di rimanere, ha fatto una gran fatica per costruire qualcosa e vediamo ora che farà. E poi nelle rivoluzioni l’allenatore è quello che può stare più tranquillo». Un altro messaggio non proprio cifrato indirizzato alla dirigenza. E poi la speranza di non dover più parlare solo di Fair Play finanziario. «Con il cambio di maggioranza sarà superato e i cinesi lo hanno promesso: rinforzeranno la rosa». Il vento nuovo soffia, finalmente, nella stessa direzione di quello vecchio. Ricco e vincente".

(Fonte: Guido De Carolis, Corriere della Sera 07/06/16)

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