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Fonseca: «L’Inter non crollerà, Spalletti e Sabatini top. Icardi? Una furia. E Vecino…»

Così l'ex attaccante ai microfoni della Gazzetta dello Sport

Daniele Vitiello

Daniel Fonseca, ex attaccante di diversi club di Serie A, tra cui il Cagliari, ha parlato alla Gazzetta dello Sport: «Inter? La barca va dove la porta il timoniere. Per me è una sorpresa relativa. Spalletti e Sabatini sono il top nei rispettivi campi. Luciano è arrivato in un mondo diverso da quello romano ma ha subito convinto 25 giocatori a seguirlo in tutto e per tutto. Un capolavoro. Anche Ausilio è molto bravo, ma l’arrivo di quei due ha creato il mix perfetto».

L’Inter potrà lottare per lo scudetto?

«Di sicuro non crollerà come negli anni scorsi, perché Spalletti è una garanzia anche sotto l’aspetto atletico. Dove arriverà l’Inter, è presto per dirlo. Ma il fatto che non ci sia il solito monologo della Juve è un bene per il calcio italiano».

Chi è la favorita?

«Il Napoli gioca benissimo ed è il più rodato. Se avesse ancora Higuain avrebbe già vinto lo scudetto. La Juve però è un carrarmato, ha sempre fame e oltre al Pipita c’è quel genio di Dybala. E occhio alla Roma, anche lì si è creato l’asse giusto tra Di Francesco e Monchi, altro dirigente con una marcia in più».

Il Milan dove lo colloca?

«Lo colloca la classifica... Mi sa che recuperare tutti quei punti alle quattro più forti e a Lazio e Samp, che sono più squadre di loro, sia quasi impossibile. Hanno voluto cambiare tanto, ma non tutti gli acquisti mi sembrano azzeccati e funzionali al progetto».

Domani sera il “suo” Cagliari sfida l’Inter

«Faccio un gran tifo per quella che rimane la mia squadra del cuore dopo gli splendidi anni con Ranieri, Francescoli e la famiglia Urrù. Il Cagliari si salverà di sicuro, ma temo che l’Inter domani vincerà».

Chi sarà il re dei bomber?

«Dico Icardi, una furia in area».

Come ha vissuto l’eliminazione dell’Italia?

«Malissimo. I miei figli sono italiani. Non esiste un Mondiale senza Italia. Non ho potuto vedere le due gare contro la Svezia ma la sensazione è che siano state la fotografia di un movimento che ai propri giovani si preoccupa di insegnare troppo la cultura della forza fisica invece di quella del talento».

Il calcio è un po’ cambiato rispetto ai suoi tempi...

«Certo, allora si giocava in 70 metri, oggi ci sono venti uomini in 30. Ovvio che bisogna essere pronti a livello agonistico, ma poi la differenza la fanno sempre gli artisti. Insigne e Mertens sono piccolini, eppure...».

Chi vedrebbe bene come c.t. della Nazionale?

«Il top è Conte, ma non credo che abbia più voglia di ricoprire un ruolo che è molto diverso da quello dell’allenatore di club, che lavora sul campo ogni giorno. Anche Ancelotti andrebbe benissimo, è tra i migliori insieme a Spalletti e pochi altri».

Cosa deve cambiare più in generale nel nostro movimento?

«Dovreste credere di più nei giovani e comprare meno stranieri non sempre di qualità. Un tempo i migliori volevano a tutti i costi l’Italia. Ma l’ultimo fuoriclasse arrivato in A è stato Ibrahimovic...».

In compenso stanno facendo bene i suoi connazionali Bentancur, Torreira e Vecino.

«Bentancur tra un anno sarà tra i migliori centrocampisti. Torreira è un “Pac-Man” che divora gli avversari, ma ha anche qualità. Vecino è cresciuto molto, ora è davvero completo».