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Forlan: “Benitez all’Inter ebbe brutto rapporto col medico: così fu licenziato. Voleva…”

Dario Di Noi

Nel consueto spazio a lui riservato sul ‘The National‘ di Abu Dhabi, l’ex interista Diego Forlan ha parlato di infortuni, in una delicata settimana in cui ben tre calciatori di fama internazionale sono stati vittima di drammatici...

Nel consueto spazio a lui riservato sul 'The National' di Abu Dhabi, l'ex interista Diego Forlan ha parlato di infortuni, in una delicata settimana in cui ben tre calciatori di fama internazionale sono stati vittima di drammatici ­­­­­incidenti: stiamo parlando di Gago (Boca Juniors), Luke Shaw (Manchester United) e Rafinha (Barcellona).

Forlan ha spiegato cosa posso significare un trauma del genere nel mondo del calcio. Nel farlo, ha raccontato un aneddoto sull'Inter di Benitez (in cui lui, arrivato con Gasperini, non ha comunque giocato).

Questo il suo scritto per the National: "E’ una maledizione della nostra professione. Puoi essere in cima al mondo, giocando bene un minuto, ma poi essere abbattuto in un secondo, come i tre giocatori di questa settimana. A volte è il risultato di un tackle orribile, altre volte accade quando vicino a te non c’è nessun giocatore. Molti calciatori si sono rotti i loro legamenti crociati semplicemente girandosi e cadendo goffamente. Trenta anni fa, una cosa così avrebbe messo fine alla tua carriera. Ora, si può rompere il crociato e tornare di nuovo in otto o nove mesi, come se niente fosse successo. Ma questa è il migliore dei casi. In fase di recupero, la forza mentale è importante quanto la forza fisica. Devi essere calmo, paziente e lavorare sodo per superare la frustrazione di non essere in grado di fare ciò che ami, ma non è sempre facile.

Mio nonno, Juan Carlos Corazo, è stato un grande giocatore dell’Independiente e dell’Uruguay. Ha anche allenato l’Uruguay alla Coppa del Mondo del 1962. La sua carriera era finita per via di un infortunio e della negligenza dei medici. Doveva essere operato ad un ginocchio, lo hanno operato all’altro. Potete crederci?

Capisco che i giocatori scelgano i dottori di cui si fidano. Vermaelen si è infortunato a Barcellona la scorsa stagione, ma ha scelto di vedere uno specialista in Finlandia. Diversi giocatori lo fanno, e può essere difficile per i club che hanno i propri medici, ma ci sono molti esempi di club che hanno affrettato il ritorno in campo dei giocatori perché i loro dottori erano sotto pressione da parte del manager. Può essere il massimo che il dottore del giocatore e il club si incontrino e lavorino ad un piano di recupero comune, altrimenti il giocatore otterrà istruzioni differenti. Molti infortuni sono complicati da quello che un giocatore fa durante il ricovero.  

Un problema per Rafa Benitez durante il suo periodo da allenatore dell’Inter era il suo rapporto con il medico della società. Questo lo ha portato ad essere licenziato. Lo stesso problema lo ha avuto più recentemente un altro ex tecnico dell’Inter, Josè Mourinho, con la dottoressa del club Eva Carneiro. Loro due hanno delle priorità leggermente diverse: per lui la priorità è vincere le partite, per lei è il benessere dei giocatori.

All’Inter, Benitez voleva che i giocatori ad un certo punto rientrassero dagli infortuni, mentre il dottore non era d’accordo. Un allenatore si sente sotto pressione e ha bisogno che i suoi migliori giocatori tornino in campo. Alcuni dovranno essere pazienti e aspettare, consapevoli che un giocatore necessita di essere pronto al 100 % per ritornare in prima squadra. Si tratta di una questione centrale nel calcio, perché non è un tema semplice e ogni valutazione è personale.

Alcuni giocatori torneranno prima del dovuto, forse perchè il loro contratto sta per scadere e ne vogliono aver uno nuovo. A volte le persone si prendono dei rischi e tornano in azione prima di quando dovrebbero. Altri giocatori firmeranno un contratto con condizioni legate al fatto che possano avere infortuni come in passato.

I giocatori sani cercano di non pensare troppo agli infortuni. Non si trattengono nelle partite, sanno che è un rischio della loro professione (che comunque ha vita breve) e sperano di evitare infortuni a lungo termine.

Potrebbe andare anche peggio, considerato che la durata media della carriera di un giocatore di NFL è di soli 3,3 anni"