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Le buone intenzioni di Suning, di investire sull'Inter, affinchè la squadra possa ritornare competitiva in Italia ed in Europa, sembrano però scontrarsi contro i paletti dell’accordo stipulato dalla vecchia proprietà nel maggio 2015 con l’Uefa in chiave fair play finanziario. Zhang Jindong però non è certo uno sprovveduto. E se lunedì il nuovo azionista di maggioranza dell’Inter ha detto di «voler ricostruire la gloria del passato e lavorare per una squadra più forte e magnifica» è perché sa che ci sono i margini per agire già nella prossima sessione di mercato, quella estiva. Tutto buoni propositi, per carità, ma l'avversario principale non è tanto l'organo collegiale dell'Uefa ma è il tempo aggiunto al fatto che ai vertici di Nyon c’è un vuoto di potere (l’elezione del nuovo presidente, che succederà a Platini, è fissata per settembre) e che quindi non sarà facile convincere i tecnici delle varie commissioni a prendersi certe responsabilità. Voci provenienti dalla Svizzera però raccontano che, un azzeramento del debito farebbe risparmiare diversi soldi in interessi passivi e che di conseguenza i minori costi migliorerebbero il quadro contabile e permetterebbero di rientrare all’interno dei parametri del FFP più velocemente, concedendo maggiore respiro all’area sportiva. I cinesi insomma chiederanno un nuovo incontro a Nyon – già a margine del viaggio che faranno a Milano nell’ultima settimana di giugno? I tempi sono appunto stretti – in cui dovranno dimostrare in primis la discontinuità gestionale rispetto alla precedente gestione, poi di avere effettuato i pagamenti per diventare azionisti di maggioranza, di avere ricapitalizzato e di avere un nuovo piano industriale che preveda estinzione del debito e aumento dei ricavi.
(Gazzetta dello Sport)
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