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"Ho avuto il privilegio di giocare con lui nel 1998 nell'Inter. Lo conoscevo di fama, ma lì l'ho scoperto. Umanamente sono sempre rimasto colpito dal suo modo di approcciare la vita e gli allenamenti. Nel gennaio 2006 subii un grave infortunio. La mia carriera fu messa a forte rischio, ero in un vortice psicologico complicato, pieno di dubbi e incertezze. Avere paure per un portiere è tremendo, rende vulnerabili. Chiedendomi se sarei riuscito a farcela o meno ho pensato a Baggio, a quello che aveva vissuto. L'ho chiamato e gli ho parlato delle mie debolezze. Mi ha racconta il suo percorso con il buddismo dicendomi che gli aveva cambiato la vita, non solo la carriera. Lì ho capito che la mia curiosità doveva fare un passo in più".
Quali sono stati i momenti più bassi e più alti della sua carriera?
"Escludendo l'infortunio, che comunque mi ha reso più forte e consapevole che con il sacrificio potevo andare oltre, più che di momenti brutti, parlerei di momenti che mi dispiacciono. Forse l'anno in cui sono tornato all'Inter da protagonista; quell'anno è stato complicato, non solo per me ma per la squadra, c'è stato il derby che ha sfasciato tutto. È stato un peccato, perché l'Inter è stato il mio primo grande amore. Il momento più alto forse è stata la Coppa Italia con il Parma. Vincere un trofeo è sempre un'emozione importante".
Qual è il giocatore più forte con cui ha giocato?
"Ronaldo all'Inter. Chi l'ha vissuto lo sa. Quando senti parlare tutti i più grandi difensori che l'hanno vissuto da avversario, citano lui. Io l'ho vissuto da compagno, quindi non sono fuori di testa a dire che è stato lui il più forte. Ronaldo ha rivoluzionato il ruolo dell'attaccate, è stato unico. Quello che faceva lui all'epoca non lo faceva nessuno. E poi una menzione la voglio fare per le bandiere: calciatori come Del Piero, Totti, Cannavaro, Maldini, hanno segnato il mondo del calcio per sempre".
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