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Furia Capello su Aia e arbitri: “Obbligati a dire bugie, premiate le simulazioni”

L'ex tedcnico di Milan, Roma e Juve non le manda a dire ai vertici arbitrali

Daniele Mari

"Racconto un aneddoto, Roma-Atalanta di qualche anno fa: parte una parola dalla panchina, l'arbitro Trentalange viene verso di me e mi caccia. Io dico 'guardi che non sono stato io, non ho detto nulla', poi sono stato allontanato. Ho fatto opposizione tramite la giustizia sportiva, l'arbitro è stato interpellato successivamente e ha confermato che ero stato io. Mi sono beccato un turno di squalifica e otto mila euro di multa. Perché è accaduto così? Perché voi li obbligate a dire delle bugie".

E' l'attacco dell'ex allenatore di Milan, Roma e Juventus, Fabio Capello all'Aia e agli arbitri italiani nel corso dell'edizione 2016 del 'Premio Football Leader'.

"Vi chiedete perché in Italia ci sono tante simulazioni? Perché le premiate, un calciatore va a terra e viene premiato con un fallo a favore. Io vado in giro per il mondo, il calcio deve essere anche agonismo e in Italia stiamo perdendo questo aspetto. Moviola in campo? Un tecnico lavora un anno intero, poi viene punito da un errore arbitrale. Al Mondiale con l'Inghilterra sono andato a casa per un errore simile. Il calcio va sempre più veloce, però poi la tecnologia non viene applicata", ha aggiunto Capello.

(agenzie-repubblica.it)

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