Il noto giornalista di Telelombardia e tifoso interista, Gianluca Rossi, prova ad analizzare il momento dell'Inter attraverso il proprio editoriale sul suo blog: "Addio, ci risiamo! Ancora una volta, l’Inter ha rovinato con un punto in tre partite tutto quello che di buono aveva fatto fino ad un mese fa. A Crotone si è rivista l’Inter di De Boer e nessuno capisce perché. Quando scrivo Inter di De Boer non è per individuarlo come unico colpevole, come fanno quasi tutti con gli allenatori ma per determinare il suo periodo temporale. Oggi l’Inter di Pioli è tornata pericolosamente ad assomigliare a quella di inizio stagione mettendo a rischio prima ancora che l’attuale tecnico i suoi obiettivi stagionali. Resta incomprensibile perché negli ultimi anni l’Inter, quasi sempre ad ogni svolta tecnica, riesca a vincere un bel po’ di partite per poi pregiudicare nelle successive tutto il lavoro fatto. La squadra a Crotone è stata talmente imbarazzate che la prestazione non può essere spiegata con l’assenza di Gagliardini o l’instabilità di Pioli. E’ tornato pericolosamente in auge il tema della professionalità di chi va in campo. Il tema del tecnico mi sembra ormai superato: lo cambieremo ancora una volta indentificandolo come unico responsabile di una situazione diventata paradossale. Eppure questa è sostanzialmente la stessa squadra che solo un mese fa dava 7 gol all’Atalanta, competitor per l’Europa e 5 al Cagliari che è ben più forte del Crotone, da mesi virtualmente retrocesso ed ora tornato in corsa salvezza grazie all’Inter. Sembra quasi che non appena sono cominciate a circolare le voci su un possibile ennesimo cambio di panchina i giocatori come i tifosi abbiano cominciato a penare ad altro. Peccato che i primi, a differenza dei secondi, siano pagati per fare il loro mestiere nel presente, non certo per attendere un futuro, che magari non li vedrà neppure tutti protagonisti. Già perché ora diventa persino lecito chiedersi quanti veri campioni abbia l’Inter: Joao Mario è entrato solo nel finale e non ha ovviamente grandi responsabilità, ma lo cito perché forse è lecito attendersi una scintilla da chi è costato oltre 40 milioni e invece ha camminato in campo come molti altri. In altre Inter ho visto giocatori che anche se entravano per pochi minuti davano l’anima. E costavano un decimo. Il primo tempo è stato uno dei peggiori dell’anno, un po’ meglio la ripresa ma solo per un filino d’orgoglio, comunque non sufficiente a rimediare la figuraccia. I tre gol rifilati dal Napoli alla Lazio e per di più in trasferta ci hanno definitivamente convinto di quel che io già sapevo: il solco tra le prime tre e tutte le altre è ancora troppo grande. Tolta la Juve che è di un altro pianeta, Roma e Napoli sono ancora più stabili, complete e collaudate. Voi pensate che il gap possa essere colmato solo cambiando l’allenatore, io credo che invece sarà opportuno scegliere i calciatori non solo per il loro valore tecnico, ma anche e soprattutto morale. Il Crotone è costato 25 milioni di euro, meno di un qualsiasi calciatore dell’Inter di alto livello, forse presunto a questo punto. E’ ovvio che il problema non è tecnico o tattico ma morale e professionale. Ora c’è il derby al quale arriviamo con le ossa rotte, due sconfitte consecutive e perfino sorpassati in classifica dal Milan. Peggio di così. Se anche dovesse essere Pasqua di Resurrezione la società ha il dovere di ricordarsi esattamente di tutto quello che ne bene e nel male è successo quest’anno. Ad ogni partita storta si resta spiazzati: una settimana fa si è criticato Pioli per aver scelto Brozovic al posto di Kondogbia, stavolta ha scelto Kondogbia e non Brozovic e ha cannato ancora. Una settimana fa si chiedeva a gran voce il rientro di Murillo in difesa, adesso non lo si vuol più vedere. A lungo ci si è chiesti perché Medel che in Cile ha vinto tutto da difensore non giocasse mai dietro: nell’ultimo derby in quel ruolo era stato il migliore in campo finché non si era infortunato. A Crotone il cileno non l’ha mai presa né in difesa né a centrocampo e il fatto che gli sia stato fischiato contro un rigore assurdo, per quel che si è visto dopo, certo non lo emenda. Tralascio l’alternanza Banega-Joao Mario perché ogni volta che si perde diciamo che il migliore dei due è quello che non ha giocato. In questo Gabigol è il re dei tifosi: non gioca mai, nessuno di domanda seriamente perché, e quindi è un vincente per definizione! Come sempre, derubrichiamo ogni scempio in campo all’incapacità dell’allenatore: Pioli, come gli otto (!) che l’hanno preceduto nel post-Triplete, non sono in grado di motivare i loro giocatori e sono i veri colpevoli. Bene, allora, come sempre, avanti il prossimo. Già perché ora diventa persino lecito chiedersi quanti veri campioni abbia l’Inter: Joao Mario è entrato solo nel finale e non ha ovviamente grandi responsabilità, ma lo cito perché forse è lecito attendersi una scintilla da chi è costato oltre 40 milioni e invece ha camminato in campo come molti altri. In altre Inter ho visto giocatori che anche se entravano per pochi minuti davano l’anima. E costavano un decimo. Se anche dovesse essere Pasqua di Resurrezione la società ha il dovere di ricordarsi esattamente di tutto quello che ne bene e nel male è successo quest’anno. Ad ogni partita storta si resta spiazzati: una settimana fa si è criticato Pioli per aver scelto Brozovic al posto di Kondogbia, stavolta ha scelto Kondogbia e non Brozovic e ha cannato ancora. Una settimana fa si chiedeva a gran voce il rientro di Murillo in difesa, adesso non lo si vuol più vedere. A lungo ci si è chiesti perché Medel che in Cile ha vinto tutto da difensore non giocasse mai dietro: nell’ultimo derby in quel ruolo era stato il migliore in campo finché non si era infortunato. A Crotone il cileno non l’ha mai presa né in difesa né a centrocampo e il fatto che gli sia stato fischiato contro un rigore assurdo, per quel che si è visto dopo, certo non lo emenda. Tralascio l’alternanza Banega-Joao Mario perché ogni volta che si perde diciamo che il migliore dei due è quello che non ha giocato. In questo Gabigol è il re dei tifosi: non gioca mai, nessuno di domanda seriamente perché, e quindi è un vincente per definizione! Come sempre, derubrichiamo ogni scempio in campo all’incapacità dell’allenatore: Pioli, come gli otto (!) che l’hanno preceduto nel post-Triplete, non sono in grado di motivare i loro giocatori e sono i veri colpevoli. Bene, allora, come sempre, avanti il prossimo. Badate bene, a questo punto sono già oltre Stefano Pioli: mi avete convinto! Meglio cambiare ancora, visto l’ambientino in cui lavorerebbe l’anno prossimo.
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Almeno per i prossimi tre mesi di campionato non si chiederà la testa del suo successore. Poi al primo intoppo si ripartirà con il refrain ‘via l’allenatore’. Mi chiedo se Simeone, di cui tanto si parla, avrebbe restistito qui cinque anni come all’Atletico dove ha vinto un campionato ma ha perso due finali di Champions. Nevrotici come sono i tifosi italiani, gli interisti sopratuttto, gli avrebbero dato del ‘perdente’ già dopo averne persa una.
(www.gianlucarossi.it)
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