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Che rapporto ha con Spalletti?
«Ottimo. Ho avuto la fortuna di giocare con lui a Empoli. Ero solo un bambino e lui è stato importantissimo per la mia crescita. Non avevo ancora la patente e quando restavo a Empoli, nei giorni di doppio allenamento, andavo a dormire a casa sua».
E com’era casa Spalletti?
«Molto accogliente. Mi ricordo che si mangiava tanto, sua mamma ci faceva sempre le lasagne e i dolci. Quell’anno eravamo un bel gruppo e spesso ci trovavamo anche tutti insieme a casa Spalletti. Conoscere Luciano e passare del tempo con lui fa capire veramente questo lavoro: lui per me è l’Allenatore. Sa gestire gli spogliatoi, sa fare un bel calcio. È coerente, trasparente e non te le manda a dire. A me ha detto di tutto e io gli davo sempre ragione altrimenti mi picchiava (ride, ndr)».
Vi siete quindi ritrovati all’Inter.
«Lui allenatore, io osservatore: è stata una bella annata. Ho visto tanti giocatori ma non li hanno presi mica tutti. Però ho ancora i miei appunti e ogni tanto li faccio vedere al direttore Ausilio e gli dico: “Hai visto? Questo dovevi prenderlo…”».
L’Inter di oggi dove può arrivare?
«L’anno scorso la finale di Istanbul è stata una grande soddisfazione. Quest’anno la squadra si sta confermando ma ormai sono diversi anni che il club viaggia a grandi livelli. Sanno che possono ripetersi, ci sono tante variabili ma il gioco che propone Inzaghi è vincente e diverte il pubblico».
Da osservatore, cosa notava subito in un calciatore?
«Il modo di porsi con i compagni e l’atteggiamento. Feci prendere al Livorno Alessandro Diamanti, l’avevo visto giocare in Lega Pro: gran mancino e qualità importanti. Con lui ho avuto ragione».
Tecnica sì ma soprattutto personalità, e lei in carriera ne ha avuta. Quale critica le ha fatto più male?
«Allenatori e compagni mi hanno sempre apprezzato. Poi ho avuto la fortuna di essere carino e di uscire con qualche ragazza in più rispetto ad altri, ma non è che gli altri fossero da meno. E alla fine un po’ per invidia, un po’ per gelosia prima di scrivere un articolo bello ci pensavano due volte. All’inizio ci rimanevo male, ma ho giocato 20 anni a grandi livelli e so che chi mi ha conosciuto davvero non parlerà mai male di me. Questa è la mia più grande soddisfazione. Se i giornalisti dicono cose non vere non mi importa. Certo, fossi stato più bruttino qualche partita in più in Nazionale l’avrei fatta anche se a quel tempo i difensori davanti a me erano Cannavaro, Nesta, Maldini, Ferrara, Costacurta…».
Quindi si è sentito danneggiato?
«Sì. Alla gente piace altro oltre al calcio. E se sbagli mezza partita iniziano a dire che vai in discoteca, che esci con una, con un’altra e così via».
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