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Galante: “L’Inter può ripetere la grande stagione dello scorso anno. Inzaghi fa divertire”

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Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex difensore dell'Inter ha parlato della squadra di Inzaghi e anche del suo passato
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex difensore dell'Inter Fabio Galante ha parlato della squadra di Inzaghi e anche del suo passato:

Chi è ora Fabio Galante?

«Un ragazzo di cinquant’anni che, dopo una bellissima carriera da calciatore, lavora per l’Inter come brand ambassador».

Lei però già faceva parte dell’Inter.

«Sì, perché Spalletti mi aveva chiamato per fare l’osservatore. Poi Luciano andò via, io sono rimasto e ho iniziato ad avere questo ruolo istituzionale».


Che rapporto ha con Spalletti?

«Ottimo. Ho avuto la fortuna di giocare con lui a Empoli. Ero solo un bambino e lui è stato importantissimo per la mia crescita. Non avevo ancora la patente e quando restavo a Empoli, nei giorni di doppio allenamento, andavo a dormire a casa sua».

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E com’era casa Spalletti?

«Molto accogliente. Mi ricordo che si mangiava tanto, sua mamma ci faceva sempre le lasagne e i dolci. Quell’anno eravamo un bel gruppo e spesso ci trovavamo anche tutti insieme a casa Spalletti. Conoscere Luciano e passare del tempo con lui fa capire veramente questo lavoro: lui per me è l’Allenatore. Sa gestire gli spogliatoi, sa fare un bel calcio. È coerente, trasparente e non te le manda a dire. A me ha detto di tutto e io gli davo sempre ragione altrimenti mi picchiava (ride, ndr)».

Vi siete quindi ritrovati all’Inter.

«Lui allenatore, io osservatore: è stata una bella annata. Ho visto tanti giocatori ma non li hanno presi mica tutti. Però ho ancora i miei appunti e ogni tanto li faccio vedere al direttore Ausilio e gli dico: “Hai visto? Questo dovevi prenderlo…”».

L’Inter di oggi dove può arrivare?

«L’anno scorso la finale di Istanbul è stata una grande soddisfazione. Quest’anno la squadra si sta confermando ma ormai sono diversi anni che il club viaggia a grandi livelli. Sanno che possono ripetersi, ci sono tante variabili ma il gioco che propone Inzaghi è vincente e diverte il pubblico».

Da osservatore, cosa notava subito in un calciatore?

«Il modo di porsi con i compagni e l’atteggiamento. Feci prendere al Livorno Alessandro Diamanti, l’avevo visto giocare in Lega Pro: gran mancino e qualità importanti. Con lui ho avuto ragione».

Tecnica sì ma soprattutto personalità, e lei in carriera ne ha avuta. Quale critica le ha fatto più male?

«Allenatori e compagni mi hanno sempre apprezzato. Poi ho avuto la fortuna di essere carino e di uscire con qualche ragazza in più rispetto ad altri, ma non è che gli altri fossero da meno. E alla fine un po’ per invidia, un po’ per gelosia prima di scrivere un articolo bello ci pensavano due volte. All’inizio ci rimanevo male, ma ho giocato 20 anni a grandi livelli e so che chi mi ha conosciuto davvero non parlerà mai male di me. Questa è la mia più grande soddisfazione. Se i giornalisti dicono cose non vere non mi importa. Certo, fossi stato più bruttino qualche partita in più in Nazionale l’avrei fatta anche se a quel tempo i difensori davanti a me erano Cannavaro, Nesta, Maldini, Ferrara, Costacurta…».

Quindi si è sentito danneggiato?

«Sì. Alla gente piace altro oltre al calcio. E se sbagli mezza partita iniziano a dire che vai in discoteca, che esci con una, con un’altra e così via».

 

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