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Il Trofeo Berlusconi sarà anche un “anticipo” di campionato: obiettivi per la vostra stagione?
—«Non amo fare pronostici: ho vissuto il mio primo campionato da dirigente e comproprietario del Monza nel 1975-76. Da 49 anni a questa parte non ho ancora capito come va il calcio, di nuovo aveva ragione il mio maestro Berlusconi: ha misteri gaudiosi e dolorosi uguali alla religione. Nei 31 anni al Milan è successo di credere di avere una squadra fortissima e arrivare noni, o pensare di essere più deboli e vincere la Champions. Ho alle spalle i primi dieci anni di Monza, dal 1975-‘76 all’86 quando iniziò la lunga storia con il Milan di Berlusconi: abbiamo saltato solo la stagione 2017-18 per la cessione del club. Questo è il settimo campionato dal ritorno a Monza: Silvio prese la squadra in C e ora siamo al terzo anno consecutivo in A, è meraviglioso. Il Monza è una delle grandi cose che ha fatto il presidente nella sua vita».
L’obiettivo minimo è salire a quattro?
—«Al primo anno in A dissi che dopo una rincorsa lunga 110 anni non potevamo tornare in B dopo solo 12 mesi. L’anno scorso dissi che anche 24 sarebbero stati pochi. Oggi dico: non possiamo esserci impegnati tanto per resistere solo 36 mesi…Però occorre ricordarlo: il Monza nasce nel 1912 e conquista la Serie A nel 2022 con Berlusconi, che prima riporta il club in B dopo 19 anni, poi al debutto in A dopo 110. E in queste due stagioni abbiamo battuto Juve, Milan, Inter e Napoli, i quattro club italiani che hanno più tifosi al mondo. Qualcosa che senza Silvio sarebbe stato impensabile».
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